Sinonimo di
spiritualità, la triade fu posta sin dall’antichità a fondamento del Pantheon
di molte religioni. I pitagorici si limitavano a rappresentarla e onorarla con
la quarta lettera maiuscola dell’alfabeto greco: il Delta. La Massoneria pone
il Delta ad Oriente tra il Sole e la Luna. Il manoscritto rinvenuto dal Locke
nel 1696, pubblicato solo nel 1748 e attribuito alla mano di Enrico VI
d’Inghilterra [1421-1471], nel definire la Massoneria “la conoscenza della
natura e la comprensione delle forze che
sono in essa”, dichiara espressamente l’esistenza di un legame tra la
Massoneria e la scuola pitagorica di Crotone [530 a. C.]. Le Costituzioni di
Anderson fanno esplicito riferimento a Pitagora e le Old Charges
riconoscono, sulla scia della tradizione pitagorica, il primato in Massoneria
dei numeri dispari sui numeri pari. È così che nella tradizione della libera
muratoria il 3, il 5 e il 7 assumono una particolare rilevanza. Il 3, innanzi
tutto, che rappresenta la cifra dell’apprendista e la sua età massonica e del
cui simbolismo il Tempio è colmo, come testimonia già la “Spiegazione della
Tavola di Tracciamento di Primo Grado” del Rituale Emulation:
«La copertura
della Loggia di Liberi Muratori – vi si dice tra l’altro – è una volta celeste di diversi colori, alta
quanto il Cielo. Noi, come Muratori, speriamo di arrivarvi con l’aiuto di una
Scala, nelle Scritture chiamata Scala di Giacobbe. Essa è fatta di molti
gradini o pioli, che indicano altrettante virtù morali e specialmente le tre
principali: la Fede, la Speranza e la Carità. Fede nel Grande Architetto
dell’Universo, Speranza nella salvezza e l’essere in spirito di Carità con
tutti gli uomini. Essa sale fino al Cielo poggiando sul Volume della Legge
Sacra poiché, mediante le dottrine contenute in quel Libro Sacro, ci viene
insegnato a credere negli ordinamenti della Divina Provvidenza, la quale
credenza fortifica la nostra Fede e ci rende capaci di salire il primo scalino.
Questa Fede crea spontaneamente in noi la Speranza di diventare compartecipi
delle promesse benedette lì indicate; questa Speranza ci mette in grado di
salire il secondo gradino; ma il terzo ed ultimo, che è la Carità, racchiude il
tutto. Il Muratore che possiede questa virtù nel suo senso più ampio può essere
giustamente ritenuto colui che ha raggiunto l’apice della sua professione:
figurativamente parlando, una Casa Eterea velata agli occhi mortali dal cielo
stellato, qui emblematicamente indicato da sette stelle che alludono ad
altrettanti Muratori regolarmente costituiti, senza il cui numero nessuna
Loggia è perfetta né alcun candidato può essere legalmente iniziato nell’Ordine».
Il
riferimento alla sacra triade è così evidente nel tempio che per l’iniziato
della Massoneria è sufficiente la semplice osservazione. È presente anche nel
catechismo degli antichi rituali, così, per esempio nel Manoscritto di
Wilkinson del 1727 [rinvenuto nel 1946 da un fratello della Gran Loggia Unita
d’Inghilterra] si legge tra l’altro:
DOMANDA -
Come sei stato ammesso nella Loggia?
A. - Con tre
grandi colpi.
DOMANDA - Che
cosa hai visto quando ti sei introdotto nella Loggia?
A. - Tre
grandi luci.
DOMANDA. -
Cosa rappresentano?
A. - Il Sole,
la Luna e un maestro muratore.
DOMANDA -
Perché così?
A. - Il Sole
regola il giorno, la Luna la Notte e il Maestro Muratore la Loggia.
Platone
inizia il dialogo del Timeo con Socrate che rivolge al filosofo pitagorico
Timeo di Locri questa domanda:
“Uno, due,
tre: e dov'è, caro Timeo, il quarto?”
Socrate si
riferisce qui ad un quarto ospite, ma argutamente pone implicitamente a Timeo
una domanda ben diversa: come si passa dal 3 al 4? Dallo spirito alla materia?
Probabilmente a Socrate non bastava sapere che il 4 era per i pitagorici il
primo numero pari né che, se si passa dal punto alla linea, dalla linea al
piano e si aggiunge un quarto punto si ottiene lo spazio, il quadrato, le 4
direzioni, i 4 punti cardinali, i 4 angoli della terra [Isaia 11:12], in una parola il quaternario, il mondo nel quale
viviamo. Ciò che preme a Socrate e, attraverso di lui, a Platone è sapere dello
spirito che dà vita alla materia, dell’anima che vivifica il corpo.
Giunti
al quattro, tutto è compiuto: dal punto o uno siamo
passati al due e abbiamo ricavato la linea, dal due al tre e ne abbiamo
ricavato il piano, dal tre al quattro e abbiamo trovato lo spazio, oltre non si
può andare, tanto nella prospettiva della manifestazione dall’uno che con i
numeri creativi e la loro rappresentazione geometrica che di necessità avviene
nello spazio. Nella somma di 1 + 2 + 3 +
4 = 10, che i pitagorici rappresentavano con la la tetractys sacra, sulla quale
l’iniziato della scuola pitagorica era chiamato a giurare, sono presenti tutti
i numeri e insieme la molteplicità infinita. Anzi, a guardar bene i numeri
primordiali da cui tutto discende sono soltanto nove, il dieci altro non
essendo che la riproposizione dell’unità su un altro piano, e del nulla [1 e 0,
uno e zero], esattamente come nell’albero della vita o albero delle Sephiroth [sepher =numero]: da Kether, attraverso
un processo che va da sinistra a destra passando per Binah, Hochmah [che
insieme alla prima Sephirah costituiscono la triade suprema], Gheburah, Chesed,
Tipheret, Hud, Netzach e Yesod e sino alla decima Sephirah, cioè Malchut, il
regno o la terra.
sergio magaldi
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RispondiEliminaBuongiorno,
RispondiEliminaaggiungendo alla Tetraktys il successivo gnomone si crea ciò che potremmo definire "Pentaktys", ovvero il successivo numero triangolare: un triangolo centrale con base 2 (Trinità???) circondato da 12 unità (apostoli???); solo suggestione o qualche connessione con il simbolismo legato al numero 12?
grazie per l'eventuale riposta e complimenti per il blog.
Samuele
Grazie. Sì ci può stare come suggestione
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