domenica 22 ottobre 2023

I NUMERI SACRI DELLA TRADIZIONE OCCIDENTALE (Parte II)


 

 S E G U E   DA:


I  NUMERI  SACRI  DELLA  TRADIZIONE  OCCIDENTALE  (Parte I)

 

 Sinonimo di spiritualità, la triade fu posta sin dall’antichità a fondamento del Pantheon di molte religioni. I pitagorici si limitavano a rappresentarla e onorarla con la quarta lettera maiuscola dell’alfabeto greco: il Delta. La Massoneria pone il Delta ad Oriente tra il Sole e la Luna. Il manoscritto rinvenuto dal Locke nel 1696, pubblicato solo nel 1748 e attribuito alla mano di Enrico VI d’Inghilterra [1421-1471], nel definire la Massoneria “la conoscenza della natura  e la comprensione delle forze che sono in essa”, dichiara espressamente l’esistenza di un legame tra la Massoneria e la scuola pitagorica di Crotone [530 a. C.]. Le Costituzioni di Anderson fanno esplicito riferimento a Pitagora e le Old Charges riconoscono, sulla scia della tradizione pitagorica, il primato in Massoneria dei numeri dispari sui numeri pari. È così che nella tradizione della libera muratoria il 3, il 5 e il 7 assumono una particolare rilevanza. Il 3, innanzi tutto, che rappresenta la cifra dell’apprendista e la sua età massonica e del cui simbolismo il Tempio è colmo, come testimonia già la “Spiegazione della Tavola di Tracciamento di Primo Grado” del Rituale Emulation:

 

«La copertura della Loggia di Liberi Muratori – vi si dice tra l’altro – è una volta celeste di diversi colori, alta quanto il Cielo. Noi, come Muratori, speriamo di arrivarvi con l’aiuto di una Scala, nelle Scritture chiamata Scala di Giacobbe. Essa è fatta di molti gradini o pioli, che indicano altrettante virtù morali e specialmente le tre principali: la Fede, la Speranza e la Carità. Fede nel Grande Architetto dell’Universo, Speranza nella salvezza e l’essere in spirito di Carità con tutti gli uomini. Essa sale fino al Cielo poggiando sul Volume della Legge Sacra poiché, mediante le dottrine contenute in quel Libro Sacro, ci viene insegnato a credere negli ordinamenti della Divina Provvidenza, la quale credenza fortifica la nostra Fede e ci rende capaci di salire il primo scalino. Questa Fede crea spontaneamente in noi la Speranza di diventare compartecipi delle promesse benedette lì indicate; questa Speranza ci mette in grado di salire il secondo gradino; ma il terzo ed ultimo, che è la Carità, racchiude il tutto. Il Muratore che possiede questa virtù nel suo senso più ampio può essere giustamente ritenuto colui che ha raggiunto l’apice della sua professione: figurativamente parlando, una Casa Eterea velata agli occhi mortali dal cielo stellato, qui emblematicamente indicato da sette stelle che alludono ad altrettanti Muratori regolarmente costituiti, senza il cui numero nessuna Loggia è perfetta né alcun candidato può essere legalmente iniziato nell’Ordine».

 

 Il riferimento alla sacra triade è così evidente nel tempio che per l’iniziato della Massoneria è sufficiente la semplice osservazione. È presente anche nel catechismo degli antichi rituali, così, per esempio nel Manoscritto di Wilkinson del 1727 [rinvenuto nel 1946 da un fratello della Gran Loggia Unita d’Inghilterra] si legge tra l’altro:

 

 

DOMANDA - Come sei stato ammesso nella Loggia?

A. - Con tre grandi colpi.

 

DOMANDA - Che cosa hai visto quando ti sei introdotto nella Loggia?

A. - Tre grandi luci.

 

DOMANDA. - Cosa rappresentano?

A. - Il Sole, la  Luna  e un maestro muratore.

 

DOMANDA - Perché così?

A. - Il Sole regola il giorno, la Luna  la Notte  e il Maestro Muratore la Loggia.

 

 Platone inizia il dialogo del Timeo con Socrate che rivolge al filosofo pitagorico Timeo di Locri questa domanda:

 

Uno, due, tre: e dov'è, caro Timeo, il quarto?”

 

 Socrate si riferisce qui ad un quarto ospite, ma argutamente pone implicitamente a Timeo una domanda ben diversa: come si passa dal 3 al 4? Dallo spirito alla materia? Probabilmente a Socrate non bastava sapere che il 4 era per i pitagorici il primo numero pari né che, se si passa dal punto alla linea, dalla linea al piano e si aggiunge un quarto punto si ottiene lo spazio, il quadrato, le 4 direzioni, i 4 punti cardinali, i 4 angoli della terra [Isaia 11:12], in una parola il quaternario, il mondo nel quale viviamo. Ciò che preme a Socrate e, attraverso di lui, a Platone è sapere dello spirito che dà vita alla materia, dell’anima che vivifica il corpo.

 

Giunti al quattro, tutto è compiuto: dal punto o uno siamo passati al due e abbiamo ricavato la linea, dal due al tre e ne abbiamo ricavato il piano, dal tre al quattro e abbiamo trovato lo spazio, oltre non si può andare, tanto nella prospettiva della manifestazione dall’uno che con i numeri creativi e la loro rappresentazione geometrica che di necessità avviene nello spazio. Nella somma di  1 + 2 + 3 + 4 = 10, che i pitagorici rappresentavano con la la tetractys sacra, sulla quale l’iniziato della scuola pitagorica era chiamato a giurare, sono presenti tutti i numeri e insieme la molteplicità infinita. Anzi, a guardar bene i numeri primordiali da cui tutto discende sono soltanto nove, il dieci altro non essendo che la riproposizione dell’unità su un altro piano, e del nulla [1 e 0, uno e zero], esattamente come nell’albero della vita o albero delle Sephiroth [sepher =numero]: da Kether, attraverso un processo che va da sinistra a destra passando per Binah, Hochmah [che insieme alla prima Sephirah costituiscono la triade suprema], Gheburah, Chesed, Tipheret, Hud, Netzach e Yesod e sino alla decima Sephirah, cioè Malchut, il regno o la terra.

 

S  E  G  U  E


sergio magaldi

2 commenti:

  1. Buongiorno,
    aggiungendo alla Tetraktys il successivo gnomone si crea ciò che potremmo definire "Pentaktys", ovvero il successivo numero triangolare: un triangolo centrale con base 2 (Trinità???) circondato da 12 unità (apostoli???); solo suggestione o qualche connessione con il simbolismo legato al numero 12?

    grazie per l'eventuale riposta e complimenti per il blog.

    Samuele

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  2. Grazie. Sì ci può stare come suggestione

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