martedì 1 aprile 2014

BICAMERALISMO PERFETTO E' BELLO!



 Il bicameralismo perfetto è bello perché rende l’Italia l’unico Paese al mondo capace di esercitare l’autentica democrazia. Già, perché si sostiene che l’abolizione del Senato elettivo e legislativo, sostituito dalla Camera delle autonomie, con rappresentanti non retribuiti ed eletti indirettamente dai cittadini attraverso le consultazioni regionali e comunali, rappresenterebbe una svolta autoritaria in senso illiberale. In altre parole, il vero esercizio della democrazia consisterebbe nella quasi totale paralisi e/o nel sistematico insabbiamento delle leggi, costrette a rimbalzare per anni tra una Camera e l’altra del Parlamento.

 “La mente umana – diceva Erasmo da Rotterdam – è fatta in modo tale che è molto più suscettibile alle menzogne che alla verità. Il Senato, dopo circa trent’anni che si discute sulla sua trasformazione e sull’abolizione del bicameralismo perfetto, diviene ora una nobile istituzione a presidio della libertà, una garanzia a salvaguardia di leggi frettolosamente approvate. A sostenerlo è il solito FASCIO che in Italia si forma spontaneamente, quando si avverte odore di cambiamento: dalla seconda carica dello Stato, l’attuale presidente del Senato, appunto, agli illustri giuristi e costituzionalisti firmatari di un appello per la libertà e contro la deriva autoritaria. Da Marco Travaglio al Movimento Cinque Stelle [il cittadino Di Maio dal canto suo definisce il bicameralismo perfetto un “virtuoso meccanismo della nostra Costituzione”], dalla nuova offerta elettorale della sinistra dura e pura di Tsipras [che prende il nome per nulla personalistico da Alexis Tsipras, leader di SYRIZA, partito greco di opposizione], sino ai Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, che recano nel simbolo la fiamma del Movimento Sociale Italiano e che, nei sondaggi, grazie anche alla proposta di uscita dall’euro [come la Lega di Salvini che sostitisce nel simbolo la dicitura “Padania” con “Basta Euro”], si avvia a raggiungere quel  4%  utile per avere rappresentanti nel Parlamento Europeo.

 Ecco di seguito l’appello chiaro e risoluto firmato dagli illuminati giuristi e costituzionalisti che, come sempre,  hanno capito tutto. Pubblicato da Il fatto quotidiano in data 28 Marzo u.s.

  Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali. Con la prospettiva  di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del PD  è enorme  poiché sta  consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.

 Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del PD a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato. Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.

 Dall’appello apprendiamo subito che “la semplificazione dell’ordine amministrativo”, in terra di burocrati, è un male in sé. Resta poi da chiedersi che c’entra “la democrazia plebiscitaria” con l’abolizione del bicameralismo perfetto. Si percepisce infine che i veri strali di questi preziosi cervelli sono diretti soprattutto contro il patto del Nazareno [leggi il post del 18 Gennaio u.s., L’incontro del Nazareno], contro l’idea che a scrivere le regole, in una democrazia rappresentativa, siano la maggioranza e le opposizioni, strada non più percorsa nel nostro Paese dopo il varo della Costituzione, di cui  peraltro si esalta la sacralità, senza considerare che il patto sociale stipulato nel 1948 prevede la possibilità di modifiche, proprio con procedure che richiedono di necessità il coinvolgimento delle opposizioni o della loro maggior parte.

 Ma il peccato più grande di Renzi e del PD consiste nel non aver tenuto conto dell’inossidabile antiberlusconismo che anima i proponenti di Libertà e Giustizia. Ossessione che perdura anche dopo l’eliminazione per via giudiziaria del leader di Forza Italia. Unico fiore all’occhiello che in tanti anni possa essere esibito dai primi firmatari dell’appello. Il male è aver chiamato in causa il leader del più importante partito di opposizione [dopo aver rivolto inutilmente analoga richiesta al Movimento Cinque Stelle di trovare un accordo per rimuovere l’immobilismo del Paese], senza neppure preoccuparsi che Zagrebelsky e  Guido Crosetto, voce autorevole di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, si trovino oggi sulla stessa lunghezza d’onda nel parlare di svolta autoritaria. E non è solo una presunzione o un modo di dire. Ieri sera a Piazza Pulita, Crosetto – cui va riconosciuto peraltro garbo dialettico ed estrema lucidità – ha usato parole di apprezzamento nei confronti di Zagrebelsky, condividendo sostanzialmente l’assunto che i pericoli per la nostra democrazia non derivano tanto dall’abolizione del bicameralismo perfetto, ma dalla soppressione di corpi istituzionali elettivi, quali Senato e Province, in concomitanza con l’approvazione di una legge elettorale come l’Italicum, antidemocratica perché non consente la rappresentanza dei partiti minori e non prevede le preferenze per la scelta degli eletti alla Camera dei deputati.

 Insomma, la solita solfa che ha consentito da sempre in Italia la proliferazione di partitini che non raggiungono neppure la soglia del 4 o del 4,5 %, ma che si affacciano alla politica per lucrare i rimborsi elettorali e per ricattare i grandi partiti che rappresentano fette ben più consistenti di cittadini. Quanto alla nuova introduzione delle preferenze, già bocciate per via referendaria dalla maggior parte degli italiani, è facile suggerire che c’è un mezzo semplice per evitare che i deputati siano dei nominati dalle segreterie di partito.  È quello di ricorrere alle primarie per la scelta dei candidati. Come fa il PD,  come fa Il Movimento Cinque Stelle, attraverso la rete, e come si accingono a fare altri partiti, tra cui, mi sembra, proprio Fratelli d’Italia di Crosetto.

 In conclusione, dunque, la musica è sempre la stessa: dietro i tanti “distinguo”, e al di là dei paventati rischi di “tenuta democratica” e di “deriva autoritaria”, si nasconde il solito esercito di gattopardi [leggi il post del 21 Marzo u.s., Basterà ammazzare il Gattopardo?] pronti a saltare alla gola di chiunque provi realmente a cambiare qualcosa in questo Paese. Nel quale, peraltro, si continua a dire dai più che non funziona quasi niente.

sergio magaldi

2 commenti: