venerdì 14 maggio 2021

IL PUNTO SUL CAMPIONATO QUANDO TUTTO SEMBRA DECISO (N°8)


 

 

 A due giornate dal termine, la Serie A sembra ormai aver emesso tutti i suoi verdetti, anche se matematicamente qualcosa di diverso è ancora possibile.

A giocare la Champions del prossimo anno con ogni probabilità saranno, oltre all’Inter che ha vinto lo scudetto, Atalanta, Milan e Napoli. Fuori la Juve, dunque, ma il fatto non sorprende più di tanto. In un post che risale al 29 ottobre 2020 dal titolo Il predestinato e il grigiore bianconero avevo già fatto la previsione che per i bianconeri quest’anno sarebbe stato difficile persino conquistare un posto utile per la Champions. Purtroppo non era una previsione avventata perché si basava sull’inesperienza dell’allenatore, sul gioco messo in mostra e sui risultati sin lì conseguiti dai bianconeri. La realtà di oggi prova soltanto che l’analisi di allora era addirittura ottimistica. Scrivevo tra l’altro:

 Del resto, è un fatto che il nuovo allenatore juventino - con i suoi tanti esperimenti che si sostanziano nell’idea di schierare tutti insieme i giocatori considerati sulla carta i più forti, senza distinzione dei ruoli e senza tener conto dei necessari equilibri - stia cercando di applicare il verbo contenuto nella sua recente Tesi di Coverciano per il Master Uefa Pro. Scrive nell’introduzione: «L’idea fondante del mio calcio è basata sulla volontà di un calcio propositivo, di possesso e di attacco […] un calcio totale e collettivo, con 11 giocatori attivi in fase offensiva e difensiva. Manipolando spazi e tempi, abbiamo l’ambizione di comandare il gioco in ambedue le fasi. Il ‘gioco’ deve essere il filo conduttore della mia squadra […] un gioco basato sul collettivo ma che sia in grado di esaltare le individualità più forti».

Parole in sé condivisibili da parte di ogni allenatore e che si commentano da sole per la loro vacuità ed efficacia retorica ma che, prima di essere pronunciate, dovrebbero confrontarsi oltre che con la modestia e con l’esperienza, anche con la realtà del campo e dei giocatori a disposizione. Eppure, si ha come l’impressione che con i ritorni in squadra di De Ligt, Alex Sandro, Ronaldo e in più l’acquisto a gennaio di un buon terzino e di un centrocampista di rango e di esperienza (forse quel Jorginho che tanto piaceva a Sarri, forse un altro più capace di assomigliare proprio al Pirlo calciatore), la Juventus potrebbe ancora rimettere in piedi la propria stagione che al momento attuale pare già compromessa sia in Campionato che in Champions. Sempre che non si abbia la voglia e la forza di dire ai tifosi che la squadra sta vivendo un anno di transizione (verso dove?), con l’unico obiettivo di raggiungere almeno il quarto posto del Campionato, utile per partecipare alla Champions del prossimo anno. Obiettivo peraltro non facile a giudicare dal gioco e dai risultati di oggi e in virtù della concorrenza di diverse altre squadre, come Inter, Milan, Napoli, Atalanta, Lazio, Roma e persino Sassuolo.

Sulla carta tutto è ancora possibile: la Juve dovrebbe intanto battere l’Inter domani pomeriggio. Cosa di per sé poco probabile: la recente vittoria contro il Sassuolo non deve ingannare. Per circa mezz’ora i bianconeri hanno rischiato di andare sotto e, se non è successo, il merito è di Buffon (forse alla sua ultima con la Juve ma non probabilmente in Serie A: Lazio, Roma o Atalanta la prossima meta?) che ha parato di tutto, compreso un rigore.

Battere i neo campioni d’Italia, dunque, e poi sperare che l’indomani la Fiorentina (ormai salva) fermi il Napoli almeno con un pareggio, oppure che il Cagliari, in lotta ancora per non retrocedere ma al quale basta un punto per salvarsi (punto che può tranquillamente prendersi nell’ultimo turno giocando in casa con il Genoa ormai salvo) pareggi con il Milan e che poi i rossoneri non vincano l’ultima sfida contro un’Atalanta già certa di fare la Champions. Come si vede, tutte ipotesi poco probabili, anche perché Napoli e Milan sono in gran forma e inoltre avranno il vantaggio di conoscere in anticipo l’esito dello scontro tra Juve e Inter. Il paradosso è che se i bianconeri non avessero lasciato sul campo ben 14 punti con le ultime della classifica (5 col Benevento, 5 con la Fiorentina, 2 col Crotone e 2 col Torino), il derby d’Italia di domani sarebbe stata una sfida scudetto con la Juve a 86 punti e l’Inter agli attuali 88.

Al di là dei rimpianti per uno scudetto che i bianconeri non hanno avuto né la forza né il coraggio di difendere, resta la grande responsabilità dei dirigenti che, pur avendo speso circa duecento milioni solo nell’ultimo anno, hanno costruito una squadra con scarso equilibrio affidandola per di più ad un allenatore – grande talento calcistico è vero! – in assoluto alla prima esperienza. Di più, non avendo avuto il coraggio, dopo la disfatta casalinga con il Benevento, di cambiare in corsa, riuscendo a salvare il salvabile, con la conquista almeno di un posto in Champions. Così, invece di giocare in una competizione più prestigiosa della stessa Champions (la fantomatica Superlega), la Juve sarà beffata nel giocarne una minore (l’Europa League), sempre che l’UEFA non le tolga anche quella. Insomma ai tifosi juventini non resta ormai che la speranza di battere l’Inter, tifando poi per la Fiorentina contro il Napoli e per il Cagliari contro il Milan.

Decisa forse anche la lotta per non retrocedere, anche se qui la questione è più complessa. Salve ormai Genoa e Fiorentina, al Cagliari per salvarsi manca un solo punto da poter prendere in due partite. Restano in lotta Torino e Spezia con 35 punti e Benevento con 31. Chi vince lo scontro diretto tra Spezia e Torino è salvo, se il Torino perde avrà ancora due opportunità di fare punti nel recupero con la Lazio e poi nell’ultima proprio contro il Benevento. Se a perdere è lo Spezia, resta tutto in sospeso tra Benevento e Spezia. Se infine pareggiano, la lotta a 3 rimane in piedi sino all’ultima giornata. La logica, tuttavia, dei rispettivi e attuali punteggi lascia pensare che a retrocedere, insieme a Crotone e Parma, sia il Benevento, anche se la squadra di Pippo Inzaghi, superando il Crotone, avrà poi l’opportunità di battersi contro il Torino nell’ultima giornata, in uno scontro che per una delle due potrebbe rivelarsi decisivo per la permanenza in Serie A.

Infine, e questo sembra in realtà l’unico magro interrogativo proposto dalle ultime due giornate di Campionato, resta da vedere chi conquisterà il 7° posto della classifica, utile per disputare la terza competizione istituita dall’UEFA (Conference League): Roma o Sassuolo? Terza anche per ordine d’importanza, sembra più che altro attrarre il Sassuolo. Molto dipenderà dal derby capitolino in programma domani sera. Con una vittoria, la Roma dovrebbe confermarsi al 7° posto, anche poi pareggiando l’ultima fuori casa contro il pericolante Spezia. Infatti, a parità degli scontri diretti, i giallorossi vantano una migliore differenza reti rispetto ai neroverdi di De Zerbi. Ma più che per partecipare alla Conference League (da taluni considerato più un male che un bene), la vittoria nel derby sarebbe per la Roma una prova di orgoglio e l’occasione di una rivincita contro la Lazio che nella partita di andata l’aveva sconfitta per tre reti a zero. 

 sergio magaldi


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