E.A. Poe
La fantasia di Edgar Allan Poe si esercita su tutta la tradizione dell'occulto, in particolare su quella nera e gotica. Diversamente da Hoffmann egli bandisce ogni trasfigurazione poetica e affronta con lucida analisi il tema della sepoltura, dell'ombra, del doppio, dell’ipnosi, della reincarnazione e anche quando si sofferma sugli ultimi istanti di vita o addirittura, sulla 'vita del cadavere' -quasi volesse sottrarlo a quello che nel racconto Il colloquio di Monos e Una chiama 'il sonno eterno col Verme'- egli non esita a utilizzare gli strumenti della scienza. Naturalmente la sua è letteratura, arte e non fantascienza, ma nel prodigio, per esempio, che sotto l'esperimento di mesmerismo, fa parlare dall'oltretomba un suo personaggio, è ben visibile il cosiddetto 'sogno americano'.
Il mesmerismo è così chiamato dal medico tedesco Federico Francesco Mesmer, vissuto tra il 1734 e il 1815, che utilizzò i suoi studi sul magnetismo animale a scopo terapeutico e per la comprensione di fenomeni come la suggestione, l'ipnosi, ecc… Nel racconto La verità sulla vicenda del signor Valdemar l'esperimento di ipnosi è condotto su un morente e prosegue dopo che lo stesso paziente dichiara di esser morto:
“Ci fu un istantaneo ritorno delle macchie febbrili sugli zigomi: la lingua vibrò o meglio rotolò violentemente nella bocca... e alla fine la stessa terribile voce che ho prima descritta, proruppe fuori: ‘In nome di Dio!... presto!... presto!... addormentatemi... presto!... svegliatemi!... presto!... VI DICO CHE SONO MORTO!’ ”
In un altro racconto che s'intitola Rivelazione mesmerica, l'esperimento di ipnosi avviene su un ammalato ormai prossimo alla fine. L'abilità narrativa di E.A.Poe è in quel dare al lettore l'impressione che le rivelazioni del malato abbiano fondamento di verità. Alla domanda 'Che cos'è Dio?' e se non sia puro spirito così risponde l'ammalato:
'Quando ero sveglio sapevo cosa si intende per spirito ma ora mi sembra soltanto una parola... come, ad esempio la bellezza, la verità... in sostanza una qualità.'
'Dio non è immateriale?'
‘Non esiste l'immaterialità; è soltanto una parola. Quello che non è materia, non esiste e basta...’ 'Allora Dio è materiale?'
'Vedo… ma è difficile a dirsi... Non è spirito, perché esiste. Non è materia, nel senso che intende lei. Ma ci sono stadi della materia di cui l'uomo non sa niente; il più denso spinge il più sottile e quest'ultimo permea il più denso. L'atmosfera, ad esempio, dà impulso all'elettricità e questa si diffonde nell'atmosfera. Questi stadi della materia sono via via più rarefatti e assottigliati finché arriviamo a una materia non particolata -indivisibile- una... La materia finale... non solo permea di sé tutte le cose, ma dà impulso a tutte le cose e quindi è tutte le cose... Questa materia è Dio...'
A prescindere dalle perplessità che suscita una simile vitalità in un ammalato grave, il dialogo prosegue sui corpi, sugli atomi, su Newton, sulle leggi che governano il moto delle stelle e delle comete sino a parlare della sorte dell'uomo. Egli non è altro che corpo... e tuttavia è immortale:
'Vi sono due corpi... il rudimentale ed il completo, che corrispondono alle due condizioni del bruco e della farfalla. Quella che noi chiamiamo 'morte' è soltanto dolorosa metamorfosi. La nostra presente incarnazione è progressiva, preparatoria, temporanea. Quella futura è perfetta, definitiva, immortale. La vita ultima è il fine supremo.'
Questo secondo corpo è per caso quello del doppio? L'ipotesi meriterebbe di essere studiata alla luce di un altro racconto intitolato William Wilson. Il sosia non è qui come in Dostoevskij l'alterità parassita e malvagia prodotta dal rimuginare della mente, è bensì la parte buona o evoluta dell'io che cerca di combattere le cattive inclinazioni. Soccombe, naturalmente, ma prima di andarsene lancia un messaggio la cui comprensione è nella dialettica del bruco e della farfalla: 'William Wilson -sembra dirgli il doppio- tu non sarai mai farfalla!'
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