mercoledì 28 marzo 2012

.MAGNIFICA PRESENZA film di Ferzan Özpetek, Italia, 2012,105 minuti






 Il titolo del film ha un significato volutamente ambivalente: si riferisce alle “presenze abusive” che popolano l’antico villino di Monteverde a Roma e, in senso letterale, riguarda il protagonista Pietro Chiodo [Elio Germano], che proprio uno degli abitanti occulti  chiama “magnifica presenza”. Ma, come ha scritto qualcuno, il titolo può anche essere un omaggio alla presenza di Anna Proclemer nel cast del film, nella parte di una famosa diva di teatro durante il fascismo e che ora si nasconde sotto falso nome.

 Il titolo dà la sensazione di qualcosa di pregevole e di unico e per assonanza mi richiama alla mente il Tu querida presencia  riferito al comandante Che Guevara. Un canto di lingua spagnola, una lingua che pare fatta apposta per cantare l’onore, l’amore, il dolore e la morte. E una vecchia canzone spagnola di Alberto Dominguez risuona spesso nel film di Ferzan Özpetek: Perfidia, il canto dell’amante non corrisposto o abbandonato:

Nadie comprende lo que sufro yo 
Tanto que ya no puedo sollozar
Solo temblando de ansiedad estoy
Todos me miran y se van

Mujer, si puedes tu con Dios hablar
Preguntale si yo alguna vez
Te he dejado de adorar

Y el mar espejo de mi corazon
Las veces que me ha visto llorar
La perfidia de tu amor

Te he buscado por dondequiera que yo voy
Y no te puedo hallar
Para que quiero tus besos
Si tus labios no me quieren ya besar

Y tu quien sabe por donde andaras
Quien sabe que aventura tendras
Que lejos estas de mi…


Nessuno comprende
Quello che soffro io.
Non ho più lacrime
Solo tremo di pena.

Tutti mi guardano
E se ne vanno.

Donna,
Se puoi parlare con Dio,
Chiedigli
Se ho mai smesso di amarti

E quante volte il mare
– specchio del mio cuore –
Mi ha visto piangere
La perfidia del tuo amore.

Ti cerco
Ovunque vado
E non posso incontrarti.

Desidero i tuoi baci
ma le tue labbra
Non desiderano più baciarmi.

E tu chissà dove andrai
Quali avventure avrai 
Quanto distante sarai da me...

 Un film delicato questo di Özpetek, un piccolo gioiello ben costruito. La trama non ha forse il patos di La finestra di fronte, perché i personaggi, ad eccezione di Pietro e di sua cugina Maria [Paola Minaccioni], sono evanescenti, ombre quasi, e il femminile non è scandito dalla vis interpretativa, dallo sguardo vivo e affascinante di Giovanna Mezzogiorno, ma lo stile, il ritmo, la poesia e la musiche scelte dal regista turco rappresentano un raro esempio di come si possa fare cinema in una dimensione sospesa tra realtà e sogno.

 Otto personaggi, attori di un passato interrotto tragicamente dal nazifascismo dalla guerra e dal tradimento, che come i sei personaggi della nota pièce di Pirandello vanno in cerca del loro autore. Qui non ci sarà il pubblico della prima di Sei personaggi in cerca di autore, come quel 9 Maggio del 1921 al teatro Valle di Roma, a gridare “Manicomio…manicomio”, la borghesia piccola e media capace di vedere la follia ovunque la fantasia e l’immaginazione superino la realtà e la concretezza del bottegaio. Qui però ci sarà lo stesso un teatro Valle e il “folle” o almeno il “disturbato” è Pietro Chiodo, incapace di vivere la realtà nel suo tragico squallore, pronto ad inseguire un sogno e a trascinarlo sul palcoscenico della vita.


Sergio Magaldi


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