giovedì 16 gennaio 2014

PARALISI PROGRESSIVA E FORSE IRREVERSIBILE DEL "SISTEMA ITALIA"




 La paralisi progressiva e forse irreversibile del “Sistema Italia” è sotto gli occhi di tutti. Le cause della malattia sono tante, proviamo a indicarne qualcuna, più che mai convinti che per la guarigione occorrerebbe un miracolo.

- Il governo del Partito Democratico, di Scelta Civica e del Nuovo Centro Destra  ha voluto e gestito una politica di rapina nei confronti dei sudditi: aumento dell’IVA, ripristino dell’IMU sulla prima casa, in misura tale da far rimpiangere l’ICI, rivalutazione talora esponenziale delle rendite catastali sugli immobili urbani [indiscriminata, non limitata ai centri storici e all’abolizione delle categorie, ormai anacronistiche A5 e A4, e senza tener conto dello stato reale delle singole unità abitative] che farà lievitare ancora di più l’IMU, sia sulle abitazioni principali che sulle seconde case, introduzione della tassa sui cosiddetti servizi indivisibili, pedaggi autostradali elevati mediamente del 10% con punte che si avvicinano al 20% sulle autostrade del nord, dove il traffico delle merci è più intenso, saldi retroattivi d’inizio d’anno su IMU e Nettezza Urbana [TARES], tanto per introdurci a un 2014 costellato di balzelli, e così via…

 Non un euro è stato sottratto ai politici e agli sprechi della politica, alle retribuzioni, liquidazioni e pensioni d’oro, nulla si è fatto per mitigare i privilegi e l’evasione fiscale delle tante corporazioni, alcune delle quali si avvantaggeranno addirittura della nuova ondata di imposte [per esempio i commercialisti, chiamati a far luce sul calendario e l’entità dei pagamenti, e gli avvocati, per i ricorsi che già fioccano contro l’Agenzia delle Entrate, ecc…].

 Il risultato di questa politica lungimirante, che gli ingenui si limitano a definire errata, mentre in realtà è espressamente voluta, è l’esatto contrario di quello che fa finta di essere: si sta lavorando alacremente non alla crescita ma alla decrescita produttiva, con il crollo dei consumi, l’estendersi della povertà, l’aumento della disoccupazione, il fallimento di un ulteriore ed elevato numero di aziende sul territorio nazionale, la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, l’esportazione dei capitali, e la politica degli investimenti produttivi all’estero. 

- I partiti, dal canto loro, si misurano per l’ennesima volta sulla riforma della legge elettorale a suon di veti incrociati e c’è da scommettere che partoriranno un mostro o più probabilmente certificheranno la loro perenne sterilità, finendo per consegnare alle urne il vigente sistema proporzionale [dopo la nota sentenza della Corte Costituzionale che ha soppresso il “Porcellum”], per ripristinare la prima Repubblica e l’alleanza tra vecchia e nuova Democrazia Cristiana [PD e ruote di scorta di centro e di destra], e per fare in modo che tutto rimanga esattamente com’è [Si veda il post  Cambiare... perché tutto resti come prima], con margini di peggioramento che già s’intravedono, per la vita dei sudditi.

- Regioni, province, comuni ed enti vari continuano intanto nella sistematica spoliazione del Paese e c’è da ringraziare la Magistratura se di tanto in tanto il suddito viene a conoscenza di come siano utilizzati i soldi pubblici. Per quanto apprezzabile, tuttavia, il lavoro dei giudici non riuscirà ad impedire la corruttela sistematica che è parte integrante del sistema politico-partitico, così come non ci riuscì “Mani Pulite”.

- I media, con qualche rara eccezione, invece di gridare forte ciò che sarebbe giusto fare secondo una logica di buon senso, si limitano a chiosare le dichiarazioni dei politici in funzione della chiesa cui appartengono e delle lobby che li finanziano. Bravi nel cercare il pelo nell’uovo quando via sia il tornaconto, ciechi muti e sordi quando si tratti di testimoniare una verità sgradita.

 Esemplificativo, a questo riguardo, quanto è avvenuto in questi giorni a proposito del referendum lanciato in rete da Beppe Grillo sul reato di clandestinità. Pronti alla critica, allorché il leader del Movimento Cinque Stelle giudicò inopportuna l’abolizione del reato, dichiarando che una battaglia del genere in campagna elettorale avrebbe determinato per il Movimento risultati da prefisso telefonico [ciò che gli valse la patente di opportunista, razzista e neofascista], altrettanto critici oggi che la maggioranza dei grillini [circa il 60%] si è espressa per l’abolizione del reato di clandestinità.

 Persino Il Fatto Quotidiano ha avuto da ridire che la votazione in rete sia stata fatta con tanta precipitazione! Col rimpianto evidente che la politica dei Cinque Stelle non segua lo stesso ritmo degli altri partiti! La verità è che Beppe Grillo ha dato a tutti una lezione di democrazia sostanziale. Se l’ha fatto perché intuiva quale fosse la volontà maggioritaria all’interno del Movimento, poco importa. Resta la coerenza di aver accettato una condizione di minoranza e soprattutto di aver ribadito che tra i grillini possono coesistere e confrontarsi, almeno in questa fase storica, caratterizzata dall’uso strumentale dell’ideologia, posizioni anche in forte antagonismo tra loro, ma tutte caratterizzate dall’esigenza di mandare a casa questa vergognosa classe politica.

 Mutatis mutandis, non dissimile l’atteggiamento dei media nei confronti del neosegretario del Partito Democratico. Braccato quotidianamente per carpirne dichiarazioni che ne lascino trapelare le “vere” intenzioni – sulle quali discettare per riempire Talk show e colonne di giornali – Matteo Renzi risulta di sicuro anomalo nel panorama politico italiano, proprio come Beppe Grillo. Si cerca di mostrare che il gradimento di cui è fatto oggetto da una consistente parte dell’opinione pubblica, dipende unicamente dal giovanilismo e dalla spregiudicatezza dei modi, così distanti dalle maniere felpate della politica. Lo si rappresenta come il democristiano furbo e ambizioso [in realtà per ragioni anagrafiche non ha mai fatto parte della DC ma solo del Partito Popolare e della Margherita], il Gian Burrasca che ha mandato a casa la vecchia nomenclatura ex PC e DS. Un uomo tanto distante dalla sinistra da costringere un rivoluzionario come Fassina a dimettersi da un governo che non ubbidisce più ad un autentico riformista come Enrico Letta, ma prende ordini da un segretario di partito, autoritario e distante anni luce dalla “vera” tradizione socialista.

 Opinioni, a quanto pare, condivise – secondo quanto scrive Carlo Puca sull’ultimo numero di Panorama – da quanti nel Partito Democratico starebbero organizzando la minoranza di Fronte Democratico. Tutti, più o meno, vecchi militanti della sinistra, che se vedono bene Renzi come “acchiappavoti”, lo vedono meno bene alla guida del partito. Tutta gente che nella vita pubblica e privata non ha fatto né detto altro che “cose di sinistra” [?!], al contrario di questo “vu’ cumprà democristiano” che in pochi mesi pretende di fare le riforme di cui per decenni si è discusso tra le principali forze politiche del Paese e che si permette d’invitare Letta [personaggio sempre gradito alla vecchia nomenclatura e non solo] a non usare il “democristianese” nel parlare del programma di governo.

 Abolizione del finanziamento della politica, soppressione delle Province, taglio degli sprechi, fine del bicameralismo perfetto che paralizza le legislature e trasformazione dei senatori in rappresentanti non retribuiti delle autonomie, decurtazioni delle pensioni d’oro, un piano per il lavoro [Job Act], decadenza del reato di clandestinità, introduzione dello Ius soli e delle Unioni civili, riforma elettorale in senso maggioritario… sono da considerarsi politiche di centro, di destra o di sinistra?

 Qui cominciano i “distinguo” e le tante considerazioni sulla sostanza e sull’attuazione di queste riforme. C’è chi a sinistra vede come fumo agli occhi la rinuncia al denaro pubblico per i partiti, chi preferirebbe il sistema proporzionale per perpetuare all’infinito le larghe intese, chi irride ad un piano per il lavoro scritto da dilettanti [magari giustamente perché senza aumento dei consumi e degli investimenti qualsiasi Job Act risulta inutile], chi storce il naso sulle unioni civili, chi insomma fa di tutto perché non si faccia nulla e si continui a parlare all’infinito…

 E ancora, nel vasto panorama mediatico c’è chi rilancia il solito e sempre efficace discorso sulla dietrologia: “Chi c’è dietro Matteo Renzi?” che ricalca quello già fatto a proposito di Grillo e Casaleggio, e chi assicura che il sindaco fiorentino starebbe per dar vita al “renzismo”, un sistema di potere che ricalcherebbe il già sperimentato “berlusconismo”, dove le tante promesse servirebbero unicamente ad attrarre gli elettori per poi amministrare l’esistente nel solito, dolce far niente.

 È possibile che tutti costoro abbiano ragione, ma se si crede anche solo in parte che le proposte di Matteo Renzi e/o quelle di Beppe Grillo, opportunamente realizzate, servirebbero a rendere più accettabile l’infelice sorte dei sudditi italiani, perché non provare a sostenerle con coraggio? La verità è che in Italia il cosiddetto Quarto Potere è solo la facciata dietro la quale si consumano, con qualche rara eccezione, gli stessi interessi faziosi delle lobby e dei partiti.  

sergio magaldi

      

Nessun commento:

Posta un commento