The Grand Budapest Hotel, regia di Wes Anderson, Stati Uniti-Germania, 2014, 100 minuti |
Un film per chi ama il cinema e ne apprezza le
infinite possibilità del linguaggio. Vincitore dell’Orso d’argento nell’ultimo
Festival del Cinema di Berlino, il lavoro si caratterizza per la bella
fotografia [Robert D.Yeoman] e per la scenografia [Stephan O.Gessler]
forse ancora più bella, ma sono la regia e la sceneggiatura di Wes Anderson
a guidarci per mano dentro e fuori del Grand Budapest Hotel. Senza un
attimo di sosta, tra battute cariche di humor, considerazioni sulla
natura umana e riflessioni di carattere storico che nulla concedono
all’intellettualismo, tra effetti speciali realizzati con efficacia
dall’azienda Look effect, per un cromatismo delle immagini, in cui
predomina il rosa nelle sue tante sfumature. Un film capace di legare insieme
sapientemente generi diversi: l’avventura, il fumetto, il giallo, il noir,
il grottesco, l’eros, la favola, la commedia e il feuilleton, in una performance
di grandi attori tra cui spiccano per eccellenza Ralph Fiennes, nel
ruolo di Monsieur Gustave, l’impeccabile concierge dell’hotel che non
disdegna la compagnia di attempate e ricche clienti, nonché Tony
Revolori, nella parte del giovanissimo immigrato Zero Moustafa, lobby
boy dell’albergo al servizio esclusivo di Gustave.
L’azione si svolge in tre distinte fasi della
Mitteleuropa del XX secolo, nello stato immaginario di Zubrovska e ha come location
prevalente l’altrettanto immaginario Grand Budapest Hotel, oltre al
paesaggio alpino innevato e al suntuoso palazzo di Madame D. [Tilda Swinton],
la ricca vedova che affiderà a Monsieur Gustave “Il ragazzo con mela”, un
dipinto rinascimentale di grande bellezza e, a quanto pare, di inestimabile valore
… E sarà proprio il quadro contestato a fornire lo spunto per l’intera vicenda.
Il passaggio dall’una all’altra epoca avviene
come per le scatole cinesi o le matrioske russe. Si comincia dal 1985, con la
scena di una ragazza che rende omaggio alla statua dell’autore del romanzo Grand
Budapest Hotel, appendendo al monumento una chiave tra le molte che vi sono
appese per analogo omaggio. Poi, la ragazza si siede sulla panchina di fronte
alla statua e inizia a leggere il libro che racconta la vera storia
dell’albergo, ormai caduto in rovina. Si continua con il 1968 quando l’autore
del libro [interpretato prima da Jude Law e poi da Tom Wilkinson],
tornando al Grand Hotel Budapest s’imbatte nell’ormai anziano Zero Moustafa [F.
Murray Abraham] che lo invita a cena e gli racconta i fatti avvenuti nel
1932, nell’epoca in cui l’albergo godeva del suo massimo splendore.
Grand Hotel di Pontresina |
L'edizione italiana del libro del 1926 |
Film impeccabile questo di Anderson, perché si prende cura dei particolari in ogni dettaglio e quando cede all’iperbole, lo fa ricorrendo al look che il cinema dei vampiri e similia hanno reso così popolare ai nostri giorni. Basti osservare i familiari di Madame D. e chi lavora per loro, il famigerato Jopling [Willem Defoe]. Un gioco e una celia, ma anche una rappresentazione del grottesco in cui può precipitare la condizione umana. Quasi un’anticipazione della barbarie in cui di lì a poco cadrà la vecchia Europa, ben peggiore di quella in cui precipitò durante il primo conflitto mondiale.
sergio magaldi
Nessun commento:
Posta un commento