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Una volta si diceva: “Ci sono o ci fanno” per definire
quanti si accontentino di un’analisi incompiuta, rispetto a un dibattito di
rilevante interesse. Una presa di posizione parziale che non tiene conto, più o
meno volutamente, di tutti gli elementi in questione. Parafrasando da
un’espressione mediamente nota, si
potrebbe dire che “La madre dei finti
tonti è sempre incinta”. Se n’è avuto un esempio eloquente in occasione del
voto di fiducia alla Camera sulla nuova legge elettorale. Gli ineffabili del PD
[fortunatamente pochi], e non solo, ci hanno spiegato ripetutamente, sulla
stampa e in TV, che “le regole del gioco” [dei ludi politici, s’intende], per
avere credibilità e osservanza della democrazia, devono essere scritte a più
mani, con ciò chiarendo che devono essere condivise dal maggior numero di
legislatori, comprendendo perciò, oltre alla maggioranza di governo, anche le
opposizioni o buona parte di loro. Più che giusto. Solo che si dimentica di
dire che all’appello del governo per riscrivere le regole [nuova legge
elettorale e riforme costituzionali], rivolto in prima istanza al Movimento
Cinque Stelle – il partito più votato nelle ultime elezioni politiche, se si
esclude il voto degli italiani all’estero – e successivamente agli altri gruppi
dell’opposizione, solo Forza Italia rispondeva positivamente. Nasceva così il
cosiddetto Patto del Nazareno, subito esecrato a cominciare da quegli stessi
ineffabili del PD che oggi alzano la voce. Dopo un anno e qualche mese di
commissioni parlamentari, dibattiti ed emendamenti, finalmente l’Italicum
veniva approvato dal Senato con il voto del PD, dei suoi alleati di governo e
di Forza Italia, parte considerevole dell’opposizione. Com’è noto, poi, lo
stesso testo, neppure mutato di una virgola, era respinto alla Camera da Forza
Italia, che prima chiedeva il voto segreto, poi disertava la votazione, dando
prova di una incoerenza – incredibilmente e pretestuosamente motivata dalla
mancata intesa sull’elezione del Capo dello Stato – di cui il suo elettorato
non potrà non tenere conto. Che senso hanno allora le critiche degli ineffabili
[dei quali peraltro sono stati accettati nel testo definitivo preziosi
emendamenti] e di tutti gli altri che hanno deciso in partenza di non
collaborare alla stesura delle cosiddette regole del gioco o di quelli che hanno
contribuito a scriverle e approvarle, per poi bocciarle all’ultimo momento, e
senza motivazioni specifiche, perché non potevano averne, dal momento che il
testo approvato al Senato è identico a quello rifiutato alla Camera? Nessun
senso, oppure quello dei finti tonti,
appunto. Una “pianta” prolifica come mai in questi giorni.
Si vedano per esempio i tanti giudizi positivi
della stampa estera sull’Italicum, in un Paese che ha sempre vantato un primato
in fatto di scarsa durata dei governi e di approvazione delle riforme,
annunciate e mai portate a compimento, vuoi per la fragilità dell’esecutivo,
vuoi per l’esistenza del bicameralismo perfetto. E questo mentre in Inghilterra
si vota senza la prospettiva di poter costituire una maggioranza, in Germania
governano “le larghe intese”, che di fatto bloccano da sinistra l’opposizione
alla Merkel, e in Spagna si guarda da più parti alla nuova legge elettorale
italiana, magari nell’eventualità di importarne il modello. Si fa finta di
ignorare tutto ciò e si preferisce dire che aver posto la fiducia sulla nuova
legge elettorale sa di attentato alla democrazia e di fascismo.
E
ancora, si veda la discussione circa la recente e giusta sentenza della Corte Costituzionale che ha giudicato irricevibile
il blocco delle perequazioni delle pensioni. Qui c’è anche una responsabilità
dell’attuale governo che avrebbe dovuto sbloccare un provvedimento ritenuto
temporaneo, almeno per le pensioni più modeste, prima che la Consulta si
pronunciasse in merito. Su questo tema, sembra addirittura mancare la
tradizionale “astuzia elettorale” imputata al presidente del consiglio dei
ministri, nonché segretario del PD. Tenuto conto, a quanto dicono i sondaggi,
che il Partito Democratico gode di un considerevole consenso tra gli elettori
con più di 54 anni e che per i cittadini compresi tra i 18 e i 54, il primato
spetta ai Cinque Stelle, con oltre il 29% dei voti attribuiti. Ciò premesso,
c’è da chiedersi perché si fa finta di girare attorno al problema e si continua
a fare calcoli circa i costi della sentenza, che alcuni quantificano
addirittura in 16-17 miliardi, mentre è noto a tutti, e prima di ogni altro ai
super pagati consiglieri costituzionali, che il governo può al massimo disporre
di un miliardo e mezzo [il famoso “tesoretto”!] e che la gestione delle risorse
economiche di una nazione è dettata in Europa dall’infausta politica della BCE.
Non sarebbe più utile, invece delle chiacchiere dei finti tonti, un provvedimento immediato per sbloccare la
perequazione, tranne che per le “pensioni d’oro” [che sarebbe tempo di definire
in termini accettabili e non ridicoli], rinviando a un momento più propizio la
questione del rimborso degli arretrati? Ma le argomentazioni dei finti tonti hanno una funzione
importante: preservare l’esistente.
Devo purtroppo costatare che anche all’interno
del Movimento Roosevelt fiorisce la pianta di cui sopra. Già nel corso del
primo incontro tra gli Amici del MR del Lazio, sollecitai un dibattito
sull’Italicum, sulla questione dei migranti ecc… Ho poi pubblicato due post
all’interno dei gruppi facebook del Movimento, in cui parlavo della nuova legge
elettorale. Con scarso risultato, perché a parte qualche generico “mi piace”,
nessun roosveltiano è entrato nel merito della discussione, criticando magari
quello che avevo scritto e/o aggiungendo ulteriori considerazioni. È vero che,
senza riferirsi ai miei interventi, c’è stato qualche accenno all’Italicum, ma
solo per demolirlo a prescindere, perché “roba di Renzi” e, dunque, per ciò
stesso, irricevibile. Io credo che MR debba avere l’importante funzione, oltre
che di battersi per la compiuta realizzazione dei diritti umani, sanciti
coraggiosamente da Eleanor Roosevelt all’indomani della liberazione dal nazifascismo,
anche di intervenire su questioni di stringente attualità. Come, per
esempio, la nuova legge elettorale. Non basta dare per scontato che la si
respinge in blocco e senza puntuali e realistiche motivazioni. Lo hanno già
fatto in tanti. Cosa non va dell’Italicum? Il premio di maggioranza? Le
preferenze dei cittadini, limitate al 40% degli eleggibili? Il limite del 3%
perché un partito possa entrare alla Camera? O che altro? Io ho provato [vedi
il post Dalla Bicamerale all’Italicum
e clicca sopra per leggere] a indicare dei correttivi per il futuro di
questa legge: vincolo di mandato per gli eletti, riduzione del premio di maggioranza [330 deputati
contro i 300 da assegnare alle opposizioni, rispetto all’attuale rapporto
340-290], aumento della soglia utile per
far scattare “il premio” al primo turno [dal 40 al 45%]. Consapevole,
tuttavia, che pretendere ora
l’introduzione di emendamenti al testo già approvato dal Senato [come avevano
prospettato gli ineffabili del PD],
sarebbe stato solo il machiavello con cui rinviare ancora una volta la legge al
Senato, affossare definitivamente la riforma e sancire la sconfitta di Renzi.
Insomma, il mio auspicio è che i roosveltiani
di facebook, i soci fondatori e gli iscritti di MR partecipino volentieri e in
piena libertà di coscienza a un dibattito approfondito sui tanti temi che
riguardano la vita dei cittadini di questo Paese e del mondo intero.
sergio
magaldi
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