lunedì 13 novembre 2017

Italia alla ventura già fuori dal mondiale

Sant'Ambrogio, il santo patrono di Milano



 Questa sera l’Italia del calcio sarà ufficialmente fuori dal mondiale di Russia. Naturalmente i miracoli sono sempre possibili. Si gioca a Milano, allo stadio di San Siro e quale che sia l’identità di questo santo –  il ragazzo che, secondo il Vangelo di Giovanni (Gv. 6,8) aveva i cinque pani d’orzo e i due pesci coi quali Gesù sfamò la folla e che sarebbe rimasto tra gli apostoli sino ad annunciare la buona novella nella pianura padana, o il vescovo di Pavia vissuto nel IV secolo o ancora [e qui il miracolo si fa meno probabile per una questione di campanile] quel San Siro vescovo di Genova vissuto anche lui nel IV secolo – ci si attende da lui un intervento provvidenziale sino a spingere una spenta nazionale a segnare due goal alla Svezia senza subirne alcuno, garantendole così quel posto in paradiso dove l’attendono le nazionali di quasi tutti gli altri paesi europei. La missione è ardua anche per un santo e giocandosi la partita a Milano forse varrebbe chiamare in causa anche Sant’Ambrogio, il santo patrono della città. Cosa poi sarebbero capace di fare gli azzurri, una volta in paradiso, è un altro discorso. Non c’è un gioco, qualche raro campione è già sulla via del tramonto, qualche altro è utilizzato male o addirittura non impiegato e per il resto si tratta di figure intercambiabili.

 Scontiamo la politica di questi anni, anzi la non politica calcistica che ha prodotto soltanto l’esperimento pilota del VAR (Video Assistant Referee) che lascia comunque e sempre l’ultima parola all’arbitro, ma si continua a permettere alle squadre italiane di tutti i campionati di schierarsi in campo anche con 11 giocatori stranieri. Scontiamo la nomina, così come in altri settori nevralgici della vita nazionale, di dirigenti scelti con criteri clientelari. Nello specifico, aver affidato la nazionale ad un allenatore di lungo corso ma aduso a lottare per il centro classifica della serie A significa non aver capito la realtà del calcio italiano, soprattutto quando a scendere in campo non sono Paolo Rossi, Totti, Baggio, Pirlo o Del Piero etc., ma i loro tardi epigoni. Conte, con la sua organizzazione di gioco, con la sua capacità  di trasmettere ai giocatori una volontà ferrea, ha dimostrato con una squadra tecnicamente anche inferiore a questa, di poter giocare alla pari contro le nazionali più forti come Spagna, Germania etc.; la nazionale di Ventura, in 95 minuti di gioco, non riesce ad entrare che una sola volta nell’area svedese [colpo di testa di Belotti che fallisce di poco il bersaglio], utilizza Insigne come mediano a venti minuti dalla fine, schiera Verratti – uno dei pochi calciatori italiani oggi di fama internazionale – e tanti altri in un ruolo non loro, ignora la regola fondamentale del calcio che le partite si vincono a centrocampo, insiste con il vecchio modulo dei due centravanti che finiscono con l’ostacolarsi a vicenda. Personalmente ritengo che sarebbe bastato Balotelli per aver ragione di questa Svezia, ma com’è noto il giocatore è tabù per i dirigenti e forse anche per alcuni calciatori di questa nazionale. Resta il fatto che, dopo le dimissioni di Conte, bisognava avere il coraggio di chiamare alla guida della nazionale un altro allenatore di prestigio, pagandolo a prezzo di mercato e non lesinando su un ingaggio alla portata della Federazione.

 Quali le novità di questa sera per tentare la rimonta? Gabbiadini al posto di Belotti, Florenzi e Jorginho al posto di De Rossi e Verratti [squalificato], mentre Insigne ed El Shaarawy, gli attaccanti italiani più in forma di questo momento, continuano a restare fuori. Forse una squadra persino più debole di quella sconfitta in Svezia e alla quale si chiede, per qualificarci al mondiale, di segnare – contro una difesa fisica che praticamente non ci ha permesso di entrare nella propria area di rigore – un numero di goal pari a quelli realizzati nelle ultime cinque partite della gestione Ventura. Un compito quasi impossibile, ma è vero che questa volta si gioca in Italia, a Milano, e che si spera che a dare una mano, e magari a guidare un piede al bersaglio, siano gli autorevoli santi locali.

sergio magaldi


3 commenti:

  1. Inutile aspettarsi qualocosa di meglio da giocatori mediocri come questi.

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  2. Che i giocatori della nazionale siano mediocri è vero: se fai giocare 9, 10 o addirittura 11 su 11 calciatori non italiani non solo nel campionato di serie A, ma anche in quelli minori, il risultato non può che essere questo. Resta il fatto che la nazionale di Conte, anche più debole di questa, negli ultimi europei perse, ma solo ai rigori, contro la Germania che poi sarebbe diventata campione d'Europa.

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  3. volevo dire: "Contro la Germania, campione del mondo in carica"

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