Se
la mutazione del coronavirus si consolida, sarà come cercare di svitare un dado
con una chiave quando il dado stesso si smussa
di
Alberto Zei
La
struttura del virus
Nello
stato di necessità e di precarietà esistenziale in cui ci troviamo tutti a
salvaguardia della nostra vita e di quella degli altri, ecco che il Coronavirus
sembra metterci del suo, determinando una confusione tale da non farci capire quale sia la via da percorrere
per ottemperare contemporaneamente alle proprie esigenze di salute e alle
disposizioni restrittive della Pubblica Amministrazione.
Sotto
il profilo sanitario la disorganizzazione regna sovrana: da fonti autorevoli si
afferma che la vaccinazione sarà obbligatoria anche se i cittadini vi si
potranno sottrarre rinunciando però a determinati rapporti sociali. Ma la già conclamata mutazione del virus (ancora
più contagioso di quello originale di circa il 70%), individuata in Inghilterra
e trasferitasi anche in Italia, non
assicura attraverso il vaccino già preparato
che l’immunità possa essere garantita in modo adeguato. E’ vero che questo tipo di vaccino, grazie a nuove tecniche,
potrà essere sostituito con una semplice operazione molecolare, ma tutto ciò
comporterebbe nuove confezioni nei tempi necessari. A questo si aggiunge anche
la attuale mutazione del coronavirus in Sudafrica di cui al momento non è
ancora chiara la qualità del cambiamento.
L’
aspettativa del vaccino
In
senso generale il vaccino introduce nell’organismo
alcune sequenze di RNA dei virus responsabili della malattia da combattere, già
morti o di virulenza attenuata. A questo punto il sistema immunitario crea i
relativi anticorpi che, per dare
un’idea, possono essere immaginati come una
sorta di stampi che si posizionano sopra
questi stessi virus sopprimendoli, senza problemi di resistenza. Gli anticorpi si riproducono con la medesima
struttura e si moltiplicano per aggredire altri potenziali virus.
Quando
avviene il vero contagio, quando cioè i
virus di quella stessa malattia entrano
nell’ organismo, ecco che gli anticorpi già presenti e gli altri che si
formeranno in seguito sono in grado di avere il sopravvento fin dall’inizio su
questi virus, distruggendoli facilmente.
La
funzione del sistema immunitario, sempre che sia mantenuto efficace, ha la possibilità di creare autonomamente gli
anticorpi sufficienti al primo impatto con i corpi estranei (antigeni ) come il
coronavirus, senza l’ aiuto del vaccino. Ecco perché o da solo o con il vaccino è sempre il sistema
immunitario che combatte l’ infezione.
Quando
il virus muta
Se
la mutata struttura del virus non corrisponde più a quella originale, allora l’ anticorpo creato dal sistema
immunitario su indicazione del vaccino
produrrà anticorpi poco
efficienti, che avranno cioè difformità di struttura per avvolgere efficacemente il virus e distruggerlo. E perché? Perché
il virus,
ormai trasformato, è probabile che possa
sfuggire, in parte o in
tutto, alla morsa dello stesso anticorpo
Una
tale condizione di incertezza, a fronte di queste ultime mutazioni del
coronavirus individuate anche in Italia, crea un presupposto di insicurezza
anche per i possibili effetti collaterali nell’ organismo. In senso analogo, il
vaccino influenzale che nell’anno di somministrazione rimane efficace per quel
particolare virus per il quale è stato
prodotto, non sarebbe adeguato per affrontare l’immancabile variazione del
ceppo influenzale dell’ anno successivo.
Questo è il punto.
Si
tratta di mutazioni significative. Per analogia è come se simbolicamente il
virus fosse il dado di un bullone stretto sulla cellula, e l’anticorpo la
chiave adeguata per rimuoverlo. È chiaro
che se la configurazione del bullone si smussa o cambia in qualche modo la sua struttura, qualche
problema si crea per la sua rimozione.
La
popolazione allo sbando
D’altra
parte, non ci sono ancora farmaci specifici preventivi o curativi in commercio
per consentirci di essere tranquilli di fronte al coronavirus, per evitarlo o per eliminarlo. Tant’è vero se così fosse non
ci sarebbe bisogno di questa corsa affannosa per la produzione del vaccino.
La
popolazione è quindi allo sbando in attesa del passaggio di questa seconda
ondata di pandemia con l’unica prospettiva di prevenzione che consiste nel
rimanere in casa per sottrarsi al contagio, avvalendosi di quelle stesse accortezze che si usavano nel
medioevo per evitare di incorrere nelle pesanti infezioni di massa, che
affliggevano le popolazioni.
Ma
con le ultime scoperte della
ingegneria farmaceutica, della biologia, della fisiologia e della
corretta alimentazione per rendere il sistema immunitario efficiente, ricorrere
ancora all’isolamento sembra proprio la extrema
ratio dell’impotenza di fronte al problema.
Il
falso concetto di prevenzione
Ma
le cose stanno veramente così? È probabile che ci siano altre questioni che durante questa pandemia interferiscano pesantemente sulle
condizioni che un governo responsabile dovrebbe e potrebbe offrire alla popolazione. Resta
il fatto che i cittadini siano costretti allo stato di emergenza
in mancanza di un possibile
ragionevole rimedio, almeno per ridurre l’incidenza della malattia e le sue
conseguenze.
Al di là della disputa sulla qualità di farmaci o di vaccini ritenuti più idonei a combattere il virus, è ormai noto che vi siano delle sostanze naturali che possono essere concentrate in prodotti di sintesi in grado di irrobustire il sistema immunitario; questo al di là degli interessi industriali relativi alla scarsa capacità di profitto, rispetto a prodotti farmaceutici oggetto di profonde e costose ricerche e quindi di maggior lucro. Non è quindi un caso non trovare disposti presidi sanitari, pubblici o privati, per ricorrere a questo tipo di sostegno, in luogo delle strutture miliardarie allestite per far fronte alla pandemia. Il risultato è che l’unica prevenzione praticata resta, oltre al lockdown, il ricorso al vaccino di massa con i costi e le incertezze di cui si è parlato.
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