mercoledì 6 gennaio 2021

L’ approntamento dei vaccini e la mutazione del virus


 

Se la mutazione del coronavirus si consolida, sarà come cercare di svitare un dado con una chiave quando il dado stesso si smussa

di Alberto Zei







La struttura del virus 

Nello stato di necessità e di precarietà esistenziale in cui ci troviamo tutti a salvaguardia della nostra vita e di quella degli altri, ecco che il Coronavirus sembra metterci del suo, determinando una confusione tale da non farci capire quale sia la via da percorrere per ottemperare contemporaneamente alle proprie esigenze di salute e alle disposizioni restrittive della Pubblica Amministrazione.

Sotto il profilo sanitario la disorganizzazione regna sovrana: da fonti autorevoli si afferma che la vaccinazione sarà obbligatoria anche se i cittadini vi si potranno sottrarre rinunciando però a determinati rapporti sociali. Ma la  già conclamata mutazione del virus (ancora più contagioso di quello originale di circa il 70%), individuata  in Inghilterra  e trasferitasi anche in Italia,  non assicura  attraverso il vaccino già preparato che l’immunità possa essere garantita in modo adeguato. E’ vero che questo  tipo di vaccino, grazie a nuove tecniche, potrà essere sostituito con una semplice operazione molecolare, ma tutto ciò comporterebbe nuove confezioni nei tempi necessari. A questo si aggiunge anche la attuale mutazione del coronavirus in Sudafrica di cui al momento non è ancora chiara la qualità del cambiamento.










L’ aspettativa del vaccino

In senso generale il  vaccino introduce nell’organismo alcune sequenze di RNA dei virus responsabili della malattia da combattere, già morti o di virulenza attenuata. A questo punto il sistema immunitario crea i relativi anticorpi  che, per dare un’idea,  possono essere immaginati come una sorta di stampi che si posizionano  sopra questi stessi virus sopprimendoli, senza problemi di resistenza.  Gli anticorpi si riproducono con la medesima struttura   e si moltiplicano  per aggredire altri potenziali virus.

Quando avviene il vero contagio, quando  cioè i virus di quella stessa malattia  entrano nell’ organismo, ecco che gli anticorpi già presenti e gli altri che si formeranno in seguito sono in grado di avere il sopravvento fin dall’inizio su questi virus, distruggendoli facilmente.

La funzione del sistema immunitario, sempre che sia mantenuto efficace, ha la  possibilità di creare autonomamente gli anticorpi sufficienti al primo impatto con i corpi estranei (antigeni ) come il coronavirus, senza l’ aiuto del vaccino. Ecco perché o da  solo o con il vaccino è sempre il sistema immunitario che combatte l’ infezione.

 

Quando il virus muta

Se la  mutata struttura del virus  non corrisponde più a quella originale,  allora l’ anticorpo creato dal sistema immunitario su indicazione del vaccino  produrrà  anticorpi poco efficienti,  che avranno  cioè difformità di struttura per  avvolgere efficacemente il virus  e distruggerlo. E perché?  Perché  il   virus, ormai trasformato,  è probabile  che possa  sfuggire, in parte o  in tutto,  alla morsa dello stesso anticorpo

Una tale condizione di incertezza, a fronte di queste ultime mutazioni del coronavirus individuate anche in Italia, crea un presupposto di insicurezza anche per i possibili effetti collaterali nell’ organismo. In senso analogo, il vaccino influenzale che nell’anno di somministrazione rimane efficace per quel particolare virus per il  quale è stato prodotto, non sarebbe adeguato per affrontare l’immancabile variazione del ceppo influenzale dell’ anno successivo.  Questo è il punto.

Si tratta di mutazioni significative. Per analogia è come se simbolicamente il virus fosse il dado di un bullone stretto sulla cellula, e l’anticorpo la chiave adeguata per  rimuoverlo. È chiaro che se la configurazione del bullone si smussa o cambia in  qualche modo la sua struttura, qualche problema si crea per la sua rimozione.









La popolazione allo sbando

D’altra parte, non ci sono ancora farmaci specifici preventivi o curativi in commercio per consentirci di essere tranquilli di fronte al coronavirus,  per evitarlo o  per eliminarlo. Tant’è vero se così fosse non ci sarebbe bisogno di questa corsa affannosa per la produzione del  vaccino.

La popolazione è quindi allo sbando in attesa del passaggio di questa seconda ondata di pandemia con l’unica prospettiva di prevenzione che consiste nel rimanere in casa per sottrarsi al contagio, avvalendosi di  quelle stesse accortezze che si usavano nel medioevo per evitare di incorrere nelle pesanti infezioni di massa, che affliggevano le popolazioni.

Ma con  le ultime scoperte della ingegneria   farmaceutica,  della biologia, della fisiologia e della corretta alimentazione per rendere il sistema immunitario efficiente, ricorrere ancora all’isolamento sembra  proprio la extrema ratio dell’impotenza di fronte al problema.

 

Il falso concetto di prevenzione

Ma le cose stanno veramente così? È probabile che ci siano altre questioni che durante questa pandemia interferiscano pesantemente sulle condizioni che un governo responsabile dovrebbe e potrebbe offrire alla popolazione. Resta il fatto che i cittadini siano costretti allo stato di  emergenza  in  mancanza di un possibile ragionevole rimedio, almeno per ridurre l’incidenza della malattia e le sue conseguenze.

Al di là della  disputa sulla qualità di farmaci o di vaccini ritenuti più idonei a combattere il virus, è ormai noto che vi siano delle sostanze naturali che possono essere concentrate in prodotti di sintesi in grado di irrobustire il sistema immunitario; questo al di là degli interessi industriali relativi alla scarsa capacità di profitto, rispetto a prodotti farmaceutici oggetto di profonde e costose ricerche e quindi di maggior lucro. Non è quindi un caso non trovare disposti presidi sanitari, pubblici o privati,  per ricorrere a questo tipo di sostegno, in luogo delle strutture miliardarie allestite per far fronte alla pandemia. Il risultato è che l’unica  prevenzione  praticata resta, oltre al lockdown, il ricorso al vaccino di massa con i costi e le incertezze di cui si è parlato.

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