sabato 29 marzo 2014

I Sette Maestri dell'Illuminazione

A.Rovira F.Miralles, L'enigma dei sette maestri, Newton Compton Editori, Roma, 2014,pp.283



  Alex Rovira e Francesc Miralles, entrambi autori radiotelevisivi e collaboratori di El País, pubblicano per la Newton Compton Editori un romanzo interessante per gli amanti del thriller esoterico: L’Enigma dei sette maestri [titolo originale: La luz de Alejandría].

 Il giornalista radiofonico Javier e Sarah, la sua enigmatica e in apparenza poco espansiva compagna di avventure, ripercorrono su commissione il viaggio di uno studioso, trovato morto presso il faro di Finisterre, mentre è alla ricerca del segreto dell’illuminazione. Si tratta probabilmente di rintracciare un documento che accomuna tra loro sette sapienti, gli uomini più saggi dell’antichità. La conoscenza del principio comune ai sette grandi maestri avrebbe il potere di assicurare la condizione di illuminato. L’assassinio di Marcel Bellaiche – questo il nome dello studioso – induce a pensare che egli avesse scoperto la verità o che fosse sul punto di raggiungerla, ma che nemici occulti e potenti sono sempre in agguato per impedire che il mistero sia svelato e che l’umanità possa appropiarsene.

 Opportunamente, gli autori del libro premettono alla narrazione un breve Racconto Zen che la dice lunga sul segreto dell’illuminazione:

  Alcuni discepoli cercavano l’illuminazione, ma non sapevano in cosa consistesse né come ottenerla. Il maestro disse loro: «L’illuminazione non può essere conquistata. Non potrete impadronirvene». Tuttavia, quando vide il loro sconforto, aggiunse: "Non vi affliggete, perché questo significa anche che non potrete perderla". Eppure ancora oggi in tanti continuano a cercare ciò che non può essere perso né acquisito.

 Il romanzo prosegue con l’abile, ancorché ingenua, ricostruzione simbolica del patrimonio sapienziale di ciascuno dei sette saggi. Una ricerca che, ripercorrendo le tappe che furono dello studioso trovato morto, trascina il lettore, attraverso una serie di avventure, all’interno di quelle terre dove i sette maestri vissero e sparsero a profusione le proprie perle di saggezza. Una guida preziosa per i curiosi “pescatori” che di quei sapienti non avessero mai sentito parlare, un esercizio utile a rinfrescare la memoria di tutti gli altri e magari a riflettere su ciò che, sebbene conosciuto, non trova concreta applicazione nel vivere quotidiano.

  Il primo cosiddetto faro dell’umanità è il mitico Ermete Trismegisto di cui gli autori riassumono in due paginette [pp. 55-56] le pillole di saggezza, individuando con una certa disinvoltura, i sette principi che sarebbero alla base del suo pensiero:







 1)     Il principio del Mentalismo, secondo il quale l’universo è una proiezione della mente.
2)     Il principio di Corrispondenza: ciò che è in alto è come ciò che è in basso e viceversa.
3)     Il principio di Vibrazione, in base al quale tutto è in perpetuo movimento.
4)    Il principio di Polarità: nella mente, come nella realtà tutto è di natura duale ma si riconcilia nell’unità degli opposti.
5)   Il principio del Ritmo, in virtù del quale tutto fluisce e rifluisce continuamente.
6)    Il principio di Causa ed Effetto: ogni effetto ha la sua causa e ogni causa il suo effetto, secondo una legge universale. Concetto simile, aggiungo, a quello che il pensiero orientale individua con la legge del Karma.
7)    Il principio del Genere, in base al quale tutta la realtà si manifesta nella polarità maschio-femmina.

  Il secondo faro dell’umanità è rappresentato dal libro cinese dei mutamenti, l’I Ching. Al di là del suo uso oracolare, secondo gli autori si possono trarre dal libro dieci motivi ispiratori [pp. 101-102]:







1)  Vivere consiste nel procedere con semplicità.
2)  L’uomo saggio persevera nel proprio cammino e nella direzione prescelta, ma si adatta ai tempi e corregge i propri obiettivi,
3) Nell'agire e nel parlare, egli evita gli estremi perché sa che sono causa di sventure,
4) Egli si astiene da ogni azione quando non sia certo di controllarne le conseguenze.
5) Perseverare non basta per raggiungere il successo: è inutile cacciare dove non ci sono prede.
6)  Tutto è in continuo mutamento: impara ad essere felice tra un mutamento e l’altro.
7) Solo chi si abbevera alla fonte dell’entusiasmo raggiunge grandi cose.
8)  Prima dello splendore, c’è bisogno del caos. Nulla può essere raggiunto prima del tempo.
9) Solo chi si dispone con tranquillità ha accesso all’imperscrutabile.
10)Solo alla fine del cammino è lecito il cambiamento.
 
Il terzo faro dell’umanità è rappresentato dal Buddha e dalle sue quattro nobili verità [pp.141-142]:







 1)  Nascita, vecchiaia, malattia e morte sono dolore.
2) Il desiderio è alla base del ciclo delle reincarnazioni e della non cessazione della sofferenza.
3)  Possesso e passioni sono alla base del dolore.
4)  La nostra vita è il risultato dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Solo l’ottuplice sentiero conduce alla cessazione del dolore: a)retto modo di vedere, b)rette aspirazioni, c)retto discorso, d)retta condotta, e)retto modo di vivere, f)retto sforzo, g)retta concentrazione, h)retta meditazione.

 Il quarto faro è rappresentato dal maestro Confucio e dai suoi dieci moniti[pp.181-182]:








       IX. Chiedi molto a te stesso e nulla agli altri. Eviterai dispiaceri.
        X. Raramente gli uomini riconoscono i difetti di chi amano, e sanno cogliere le virtù di chi odiano.

  Il quinto faro è rappresentato da Lao Tzu [p.219] e dagli insegnamenti contenuti  nel Tao The Ching. Con le sue massime fisiche [per esempio: agisci senza agire] e metafisiche [l’essenza del vaso è nel vuoto: il tao del vaso non consiste nell’argilla usata per costruirlo ma nel vuoto che viene riempito, l’essere è il fondamento del non-essere ecc…].





  Il sesto faro è rappresentato da Socrate, il cui pensiero è riassunto per approssimazione in dieci principi [pp. 252-253]:

    




     VIII. La vera saggezza ci giunge quando ci rendiamo conto di quanto poco conosciamo la nostra vita, noi stessi e il mondo che ci circonda.

      IX. L'invidia è l'ulcera dell'anima.
     X. La vita comporta due tragedie: non raggiungere ciò che il cuore brama e ottenerlo.

 Il settimo e ultimo faro dell’umanità è rappresentato da Gesù Cristo e dai sette moniti che gli autori traggono dalla sua predicazione:










  Giunti infine nel luogo dove Marcel Bellaiche era stato trovato morto, Sarah e Javier s’imbattono nei “figli della luce” e nella loro pretesa di avere un leader capace di “unire tutti i punti”, qualcuno in grado di cucire tra loro tutti i fili della conoscenza, perché l’umanità possa finalmente "contemplare l’illuminazione collettiva tramite una sola voce” [p.246].

 In conlusione, se l’intreccio narrativo si rivela appena sufficiente, notevole è invece, per quanto si diceva sopra, la funzione didascalica che il romanzo è in grado di esercitare.


sergio magaldi                                 

1 commento:

  1. Eccellente summa dei migliori insegnamenti prodotti dai grandi Maestri. Grazie dell'articolo :)

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