martedì 24 novembre 2015

CHI E' E CHE SIGNIFICA HIRAM? [Parte Terza]






 Restando nell’ambito di una interpretazione che vede nell’Hiram biblico la fonte principale della leggenda, di un certo interesse è la posizione assunta dal Goons, membro della Philalethes Society, che, dopo aver dichiarato che la storia della costruzione del Tempio di Salomone fu allargata, a partire dal racconto biblico, in modo libero e fantasioso sino a diventare un’allegoria, finisce con l’azzardare l’ipotesi, recando numerose prove, che Hiram re di Tiro sia stato membro operativo della potente gilda dei muratori fenici i quali, com’è noto, parteciparono in modo rilevante alla costruzione del Tempio di Salomone [15]. Conforta in tal senso – secondo il Goons – sia l’ambizioso programma di costruzioni che, secondo storici come Menandro, Giuseppe Flavio ed Erodoto, avrebbe contraddistinto il regno di Hiram, sia la concreta realizzazione a Tiro e nello stesso periodo, di molte opere, secondo ne scrive il Dizionario di lingua inglese per l’interpretazione della Bibbia:

 “Fu Hiram, contemporaneo di David, che portò Tiro alla fama. L’antica Tiro sulla terraferma, egli la fortificò fortemente con mura sviluppanti quindici miglia di circonferenza. Ora Hiram costruisce la nuova Tiro includendo le isole sparse per un mezzo miglio sul mare fino a comprendere un’area di due miglia e mezzo di circonferenza. All’estremità nord due moli di pietra di circa cento piedi a parte, si estendevano a est e a ovest per settecento piedi. Questi con la linea costiera abbracciavano un’area (il porto di Sidone) di 70.000 yarde [16] quadrate. A sud un porto simile (l’Egiziano) di 80.000 yarde quadrate era racchiuso da un vasto lungo 200 yarde e da un frangiflutti largo 35 piedi e lungo quasi 2 miglia. I due porti erano uniti da un canale che attraversava l’isola. La città crebbe in file di case, giardini, frutteti e vigne e fu abbellita dal nuovo e splendido tempio di Melkarth [17], dal palazzo reale e da una grande piazza per le assemblee nazionali…[18]

 In base ad altre fonti, peraltro meno documentate – osserva il Goons – in questo stesso periodo sarebbero state costruite, oltre ad elevate fortificazioni, case di abitazione ancora più alte di quelle dei Romani e per giunta dotate di riscaldamento a vapore, e ancora: depositi d’acqua, fognature, e un tempio della dea Astarte [19] che servì di modello alla costruzione del Tempio di Gerusalemme. Inoltre, secondo il Goons, ancora oggi sarebbe visibile uno dei grandiosi moli del porto costruito da Hiram.

 Da tutte queste premesse il Goons trae la convinzione che Hiram potesse far parte della gilda dei costruttori e che magari suo padre, il re Abibaal, lo avesse messo a mestiere nella corporazione dei muratori, il solo luogo dove avrebbe potuto ricevere un’educazione degna di questo nome. Infatti, in questa età della storia, solo la gilda dei costruttori deteneva conoscenze di matematica, di geometria, di meccanica e di topografia. Del resto, egli osserva:

“[…] contrariamente a ciò che credono alcuni scrittori di storia, nessun faraone egiziano o satrapo persiano, ancor meno il capo di una piccola città-stato, poteva arbitrariamente ordinare od obbligare a dei lavori una gilda potente… si deve supporre perciò che (Hiram) il principe coronato fosse un capo tra i costruttori, un maestro progettatore?… ”  [20]

 A giudizio del Goons la risposta alla domanda non può che essere affermativa, altrimenti Hiram, divenuto re di Tiro, non avrebbe potuto mandare prima a David poi a Salomone operai specializzati per la costruzione del Tempio, ciò che invece avrebbe potuto come maestro della corporazione di Tiro. A dir la verità, la tesi del Goons mi convince poco, vuoi per la sua spregiudicatezza, vuoi per l’impostazione illuministica che la sorregge.

  In tutt’altra prospettiva, che non sia quella di rintracciare le fonti della leggenda di Hiram nel racconto biblico, si colloca Flavio Barbiero, archeologo e autore, tra l’altro, di La Bibbia senza segreti edito da Rusconi. Premessa di tale diversa interpretazione sono le ricerche archeologiche da lui effettuate sulla montagna di Har Karkom:

 “Har Karkom è una montagna sacra situata tra il deserto del Negev e il deserto Paran nel Sinai israeliano. Migliaia di strutture abitative, innumerevoli luoghi di culto, 40.000 incisioni rupestri ed altre strutture sacre e profane, per un totale di oltre 1200 siti archeologici, testimoniano oltre ogni possibile dubbio che questo monte era un luogo sacro nell'’età del bronzo, quella dell’Esodo biblico. (…) Nei circoli scientifici ed esegetici, nonostante comprensibili resistenze (…) si sta facendo ormai strada la convinzione che si tratti proprio del biblico monte Sinai (…) Le ricerche ad Har Karkom si effettuano con in mano la Bibbia e stimolano di rimando ricerche sul significato della Bibbia stessa, se sia cioè un’opera storica o un’opera essenzialmente allegorica, come vorrebbe l’esegesi moderna (…) Inizialmente tale analisi era intesa ad approfondire le vicende del popolo ebraico maturate all’ombra del monte sacro. Ma ben presto si è focalizzata sulle vicende di una famiglia che di questo monte si riteneva la legittima proprietaria e che non cessò mai di frequentarlo in segreto, impedendone l’accesso a chiunque altro: la famiglia sacerdotale di Gerusalemme.[21]

 Forte di questa prima scoperta, il Barbiero se ne concede subito un’altra riguardante le origini stesse della Massoneria e della leggenda di Hiram. A suo parere, la tesi, più accreditata in ambito scientifico, circa l’origine della Massoneria da corporazioni di scalpellini e muratori non ha né fondamento razionale né base storica. [22] Tutti i rituali massonici – egli osserva – da quelli della Massoneria azzurra a quelli del Rito scozzese, cominciando dalla leggenda di Hiram, non trovano riscontro nelle vicende bibliche, né appare verosimile che tali rituali siano la libera invenzione, in epoca moderna, di fatti reali descritti nella Bibbia. Pure, egli ammette, in tutti questi rituali si trova sempre qualcosa che con la Bibbia sembra avere autentica familiarità. La spiegazione è semplice: la storia della Massoneria altro non è per lui che la storia della famiglia sacerdotale di Gerusalemme:

 “La Bibbia racconta la storia del popolo ebraico. I rituali massonici si riferiscono a tutt’altra storia. Essi riportano soltanto avvenimenti che avevano rilevanza per la famiglia sacerdotale di Gerusalemme e la cui descrizione in nessun modo poteva essere ricavata dalla Bibbia stessa. Si tratta di episodi che si inseriscono in maniera appropriata nella storia biblica e che spesso vi sono citati espressamente, ma nei rituali sono narrati con una quantità di informazioni che non sono presenti nella Bibbia e soprattutto con un’ottica strettamente unilaterale, interna alla famiglia sacerdotale (…) Questa convinzione è rafforzata dal fatto che ci sono molti paralleli tra le tradizioni massoniche e i testi apocrifi del Vecchio Testamento, libri di autori ignoti, ma certamente appartenenti alla classe sacerdotale della Gerusalemme dal terzo al primo secolo a.C.[23]

 Al momento della distruzione del secondo Tempio, la famiglia sacerdotale di Gerusalemme era al culmine del suo splendore. Dal canto suo, lo storico ebreo Giuseppe Flavio, anche lui appartenente alla classe sacerdotale, elenca diversi membri di famiglie di sommi sacerdoti cui Tito risparmiò vita e averi. Accusata di tradimento dalla comunità ebraica e anche di aver consegnato ai Romani il tesoro del Tempio, la classe sacerdotale, dopo di allora, entrò nella clandestinità. Così, la storia della famiglia sacerdotale di Gerusalemme continuerebbe da allora attraverso i rituali massonici.

 Tutta la tesi porta l’autore a concludere che, così riguardata, la Massoneria ha svolto un ruolo di primo piano nel mondo, influenzando profondamente il pensiero moderno e la struttura stessa delle democrazie occidentali. Ma, per quanto suggestiva sia l’idea di una Massoneria che, dagli antichi sacerdoti di Gerusalemme, si dispieghi nello spazio e nel tempo sino ai nostri giorni, appare poco verosimile sostenerla con qualche credibilità in base alla documentazione di cui è dato disporre, soprattutto se, come spesso traspare dalle argomentazioni dell’autore, lo si fa per scongiurare l’origine più modesta, ma scientificamente più attendibile e altrettanto nobile, della derivazione della Massoneria dalle corporazioni di muratori e di scalpellini. [segue]

sergio magaldi



[15] Cfr. C.W. Goons, ‘Re e uomo dell’arte?’ in Rivista massonica, vol. LXV, n.10, Erasmo, Roma, dicembre 1974
[16] Yard: unità di misura inglese pari a 0,9144 m.
[17] Melkarth o Melqart o Milqart significa ‘Re della città’. Questa divinità fenicia è anche chiamata Ba’al Shor, cioè ‘Signore di Tiro’. Nel  mondo greco Melkarth era spesso identificato con Eracle o Ercole. Il suo nome compare per la prima volta in una iscrizione aramaica del IX secolo. Un tempio in suo onore, secondo gli storici, sarebbe stato innalzato a Tiro dal re Hiram nel X  Secolo. 
[18] Cfr. C.W.Goons, cit.
[19] Astarte o Ashtart dea fenicia e semitica della fecondità, dell’amore e anche della guerra. Nella Bibbia è definita ‘dea del popolo di Sidone’. Finirà con l’essere assimilata alla dea greca Afrodite.
[20] Cfr. C.W. Goons, cit.
[21] Cfr. F. Barberio, Il significato dei riti. Storia o simbolismo? in www.dipmat.unipg.it, pp.1-2
[22] Ibid., p.2
[23] Ibid., p.4


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