(Segue da CHI E’ E CHE SIGNIFICA HIRAM? [Parte Prima]. E da CHI E’ E CHE SIGNIFICA HIRAM? [Parte Seconda]. Clicca su ciascun titolo per leggere).
Restando nell’ambito di una interpretazione
che vede nell’Hiram biblico la fonte principale della leggenda, di un certo
interesse è la posizione assunta dal Goons, membro della Philalethes Society,
che, dopo aver dichiarato che la storia della costruzione del Tempio di
Salomone fu allargata, a partire dal racconto biblico, in modo libero e
fantasioso sino a diventare un’allegoria, finisce con l’azzardare l’ipotesi,
recando numerose prove, che Hiram re di Tiro sia stato membro operativo della
potente gilda dei muratori fenici i quali, com’è noto, parteciparono in modo
rilevante alla costruzione del Tempio di Salomone [15]. Conforta in
tal senso – secondo il Goons – sia l’ambizioso programma di costruzioni che,
secondo storici come Menandro, Giuseppe Flavio ed Erodoto, avrebbe
contraddistinto il regno di Hiram, sia la concreta realizzazione a Tiro e nello
stesso periodo, di molte opere, secondo ne scrive il Dizionario di lingua
inglese per l’interpretazione della Bibbia:
“Fu
Hiram, contemporaneo di David, che portò Tiro alla fama. L’antica Tiro sulla
terraferma, egli la fortificò fortemente con mura sviluppanti quindici miglia
di circonferenza. Ora Hiram costruisce la nuova Tiro includendo le isole sparse
per un mezzo miglio sul mare fino a comprendere un’area di due miglia e mezzo
di circonferenza. All’estremità nord due moli di pietra di circa cento piedi a
parte, si estendevano a est e a ovest per settecento piedi. Questi con la linea
costiera abbracciavano un’area (il porto di Sidone) di 70.000 yarde [16]
quadrate. A sud un porto simile (l’Egiziano) di 80.000 yarde quadrate era
racchiuso da un vasto lungo 200 yarde e da un frangiflutti largo 35 piedi e lungo quasi 2 miglia . I due porti
erano uniti da un canale che attraversava l’isola. La città crebbe in file di
case, giardini, frutteti e vigne e fu abbellita dal nuovo e splendido tempio di
Melkarth [17],
dal palazzo reale e da una grande piazza per le assemblee nazionali…” [18]
In base ad altre fonti,
peraltro meno documentate – osserva il Goons – in questo stesso periodo
sarebbero state costruite, oltre ad elevate fortificazioni, case di abitazione
ancora più alte di quelle dei Romani e per giunta dotate di riscaldamento a vapore,
e ancora: depositi d’acqua, fognature, e un tempio della dea Astarte [19] che servì di
modello alla costruzione del Tempio di Gerusalemme. Inoltre, secondo il Goons,
ancora oggi sarebbe visibile uno dei grandiosi moli del porto costruito da
Hiram.
Da tutte queste premesse
il Goons trae la convinzione che Hiram potesse far parte della gilda dei
costruttori e che magari suo padre, il re Abibaal, lo avesse messo a mestiere
nella corporazione dei muratori, il solo luogo dove avrebbe potuto ricevere
un’educazione degna di questo nome. Infatti, in questa età della storia, solo
la gilda dei costruttori deteneva conoscenze di matematica, di geometria, di
meccanica e di topografia. Del resto, egli osserva:
“[…] contrariamente
a ciò che credono alcuni scrittori di storia, nessun faraone egiziano o satrapo
persiano, ancor meno il capo di una piccola città-stato, poteva arbitrariamente
ordinare od obbligare a dei lavori una gilda potente… si deve supporre perciò
che (Hiram) il principe coronato fosse un capo tra i costruttori, un maestro
progettatore?… ” [20]
A giudizio del Goons la
risposta alla domanda non può che essere affermativa, altrimenti Hiram,
divenuto re di Tiro, non avrebbe potuto mandare prima a David poi a Salomone
operai specializzati per la costruzione del Tempio, ciò che invece avrebbe
potuto come maestro della corporazione di Tiro. A dir la verità, la tesi del
Goons mi convince poco, vuoi per la sua spregiudicatezza, vuoi per
l’impostazione illuministica che la sorregge.
In tutt’altra
prospettiva, che non sia quella di rintracciare le fonti della leggenda di
Hiram nel racconto biblico, si colloca Flavio Barbiero, archeologo e autore,
tra l’altro, di La Bibbia senza segreti edito da Rusconi. Premessa di
tale diversa interpretazione sono le ricerche archeologiche da lui effettuate
sulla montagna di Har Karkom:
“Har
Karkom è una montagna sacra situata tra il deserto del Negev e il deserto Paran
nel Sinai israeliano. Migliaia di strutture abitative, innumerevoli luoghi di
culto, 40.000 incisioni rupestri ed altre strutture sacre e profane, per un
totale di oltre 1200 siti archeologici, testimoniano oltre ogni possibile
dubbio che questo monte era un luogo sacro nell'’età del bronzo, quella
dell’Esodo biblico. (…) Nei circoli scientifici ed esegetici, nonostante
comprensibili resistenze (…) si sta facendo ormai strada la convinzione che si
tratti proprio del biblico monte Sinai (…) Le ricerche ad Har Karkom si
effettuano con in mano la Bibbia e stimolano di rimando ricerche sul
significato della Bibbia stessa, se sia cioè un’opera storica o un’opera
essenzialmente allegorica, come vorrebbe l’esegesi moderna (…) Inizialmente
tale analisi era intesa ad approfondire le vicende del popolo ebraico maturate
all’ombra del monte sacro. Ma ben presto si è focalizzata sulle vicende di una
famiglia che di questo monte si riteneva la legittima proprietaria e che non
cessò mai di frequentarlo in segreto, impedendone l’accesso a chiunque altro:
la famiglia sacerdotale di Gerusalemme.”[21]
Forte di questa prima
scoperta, il Barbiero se ne concede subito un’altra riguardante le origini
stesse della Massoneria e della leggenda di Hiram. A suo parere, la tesi, più
accreditata in ambito scientifico, circa l’origine della Massoneria da
corporazioni di scalpellini e muratori non ha né fondamento razionale né base
storica. [22] Tutti i
rituali massonici – egli osserva – da quelli della Massoneria azzurra a quelli
del Rito scozzese, cominciando dalla leggenda di Hiram, non trovano riscontro
nelle vicende bibliche, né appare verosimile che tali rituali siano la libera
invenzione, in epoca moderna, di fatti reali descritti nella Bibbia. Pure, egli
ammette, in tutti questi rituali si trova sempre qualcosa che con la Bibbia
sembra avere autentica familiarità. La spiegazione è semplice: la storia della
Massoneria altro non è per lui che la storia della famiglia sacerdotale di
Gerusalemme:
“La
Bibbia racconta la storia del popolo ebraico. I rituali massonici si
riferiscono a tutt’altra storia. Essi riportano soltanto avvenimenti che
avevano rilevanza per la famiglia sacerdotale di Gerusalemme e la cui
descrizione in nessun modo poteva essere ricavata dalla Bibbia stessa. Si
tratta di episodi che si inseriscono in maniera appropriata nella storia
biblica e che spesso vi sono citati espressamente, ma nei rituali sono narrati
con una quantità di informazioni che non sono presenti nella Bibbia e soprattutto
con un’ottica strettamente unilaterale, interna alla famiglia sacerdotale (…)
Questa convinzione è rafforzata dal fatto che ci sono molti paralleli tra le
tradizioni massoniche e i testi apocrifi del Vecchio Testamento, libri di
autori ignoti, ma certamente appartenenti alla classe sacerdotale della
Gerusalemme dal terzo al primo secolo a.C.” [23]
Al momento della distruzione del secondo
Tempio, la famiglia sacerdotale di Gerusalemme era al culmine del suo
splendore. Dal canto suo, lo storico ebreo Giuseppe Flavio, anche lui
appartenente alla classe sacerdotale, elenca diversi membri di famiglie di
sommi sacerdoti cui Tito risparmiò vita e averi. Accusata di tradimento dalla
comunità ebraica e anche di aver consegnato ai Romani il tesoro del Tempio, la
classe sacerdotale, dopo di allora, entrò nella clandestinità. Così, la storia
della famiglia sacerdotale di Gerusalemme continuerebbe da allora attraverso i
rituali massonici.
Tutta la tesi porta
l’autore a concludere che, così riguardata, la Massoneria ha svolto un ruolo di
primo piano nel mondo, influenzando profondamente il pensiero moderno e la
struttura stessa delle democrazie occidentali. Ma, per quanto suggestiva sia
l’idea di una Massoneria che, dagli antichi sacerdoti di Gerusalemme, si
dispieghi nello spazio e nel tempo sino ai nostri giorni, appare poco
verosimile sostenerla con qualche credibilità in base alla documentazione di
cui è dato disporre, soprattutto se, come spesso traspare dalle argomentazioni
dell’autore, lo si fa per scongiurare l’origine più modesta, ma
scientificamente più attendibile e altrettanto nobile, della derivazione della
Massoneria dalle corporazioni di muratori e di scalpellini. [segue]
sergio
magaldi
[15] Cfr. C.W. Goons, ‘Re e uomo dell’arte?’ in Rivista
massonica, vol. LXV, n.10, Erasmo, Roma, dicembre 1974
[16] Yard: unità di misura inglese pari a 0,9144 m .
[17] Melkarth o Melqart o Milqart
significa ‘Re della città’. Questa divinità fenicia è anche chiamata Ba’al
Shor, cioè ‘Signore di Tiro’. Nel mondo greco Melkarth era spesso
identificato con Eracle o Ercole. Il suo nome compare per la prima volta in una
iscrizione aramaica del IX secolo. Un tempio in suo onore, secondo gli storici,
sarebbe stato innalzato a Tiro dal re Hiram nel X Secolo.
[18] Cfr.
C.W.Goons, cit.
[19] Astarte o Ashtart dea fenicia e
semitica della fecondità, dell’amore e anche della guerra. Nella Bibbia
è definita ‘dea del popolo di Sidone’. Finirà con l’essere assimilata alla dea
greca Afrodite.
[20] Cfr. C.W.
Goons, cit.
[21] Cfr. F. Barberio, Il significato dei
riti. Storia o simbolismo? in www.dipmat.unipg.it,
pp.1-2
[22] Ibid., p.2
[23] Ibid.,
p.4
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