domenica 22 novembre 2015

CHI E' E CHE SIGNIFICA HIRAM? [Parte Seconda]





(Segue da CHI E’ E CHE SIGNIFICA HIRAM? [Parte Prima], cliccare sul titolo per leggere)

 Esistono naturalmente molte versioni della leggenda di Hiram [12], senza che ciò determini sostanziali variazioni di significato. Mi limiterò perciò a considerare quelle riportate nel Manoscritto e nelle Costituzioni, cercando, ove possibile, di armonizzarle tra loro sinteticamente.

 Narra, dunque, la leggenda che Hiram ogni giorno, dopo la pausa del pranzo, solesse ispezionare i lavori. Il Tempio era prossimo ad essere ultimato, ma era intanto scoppiata una controversia fra i manovali e i muratori per la differenza del salario percepito. Per tacitare la lite, Salomone e Hiram promisero che tutti sarebbero stati pagati allo stesso modo, ma poi diedero ai muratori un segno che i manovali non conoscevano e che significava maggior salario, ritenendo che fosse più giusto che ognuno fosse retribuito secondo il merito e non secondo un astratto principio di uguaglianza. Fu così che tre manovali si nascosero nel Tempio per aggredire Hiram ed estorcergli la parola segreta, con cui si poteva chiedere e ottenere un salario più alto. Ma Hiram si rifiuto di rivelare la parola segreta e tentò di fuggire. Inseguito sino alla terza porta del Tempio, dopo essere stato colpito anche presso le altre due, egli fu infine ucciso. Gli assassini nascosero provvisoriamente il maestro morto sotto i calcinacci. A mezzanotte lo recuperarono, per dargli sepoltura su una collina poco distante. Salomone, impensierito per l’assenza del suo architetto, incaricò quindici ‘buoni Fratelli’ di cercarlo. Quando infine – continua la leggenda – il corpo di Hiram fu ritrovato, a chi l’aveva afferrato per sollevarlo dalla fossa, come già era avvenuto per Noè, restò in mano la carne che ormai si veniva staccando da quel corpo in decomposizione, finché un altro fratello pensò bene, di sollevare Hiram nella maniera corretta e iniziatica.

 Così stando la leggenda, pur con tutte le sue varianti, appare comprensibile rintracciarne la fonte direttamente nel racconto biblico, magari unificando le due figure di Hiram nell’unica figura di Hiram architetto di re Salomone o, più semplicemente, come nel Manoscritto di Graham, finendo per privilegiare l’artigiano e figlio di una vedova della tribù di Neftali, cioè di un discendente di Giacobbe e di Bila sua schiava, così come fa il Vaillant, che in proposito scrive:

 “La tradizione massonica che si ricava dai rituali adottati da tutti i riti al terzo grado è ebraica (…) Nel secondo libro dei Paralipomeni, il re di Tiro fa dire a Salomone che Hiram è un uomo intelligente, abilissimo; che ha servito suo padre, che sa lavorare l’oro, l’argento, il bronzo, il ferro, le pietre, il legno e perfino la porpora, il giacinto, il fine lino e lo scarlatto; egli sa ancora incidere tutte le immagini e inventare quello che occorre per ogni lavoro. Ecco, senza dubbio, ciò che gli è valsa la denominazione di architetto nelle tradizioni ebraiche e tra i Liberi Muratori, malgrado le asserzioni rispettabilissime che non vogliono vedere in lui che un fonditore di metalli.” [13]

 Sarebbe dunque inutile cercare al di fuori ciò che è già ampiamente contenuto nel racconto biblico. E quanto all’episodio del tradimento degli operai, anche questo si troverebbe nella Bibbia, essendo niente altro che la trasfigurazione dell’episodio della ribellione dei tre levìti, durante il passaggio degli ebrei nel deserto, dopo la fuga dall’Egitto.L’episodio della ribellione di Core, Dathan e Abiron si sostanzia, infatti, delle parole che, nella Torah, Mosè rivolge ai ribelli:

 “Non vi basta il fatto che il Signore, il Dio d’Israele, ha scelto voi fra tutti gli altri israeliti? Vi concede di avvicinarvi a Lui, per prestare servizio nella sua Abitazione e per celebrare il culto in nome di tutta la comunità d’Israele. Il Signore ha permesso a te, Core, e a tutti i fratelli levìti di avvicinarvi a lui e voi ora pretendete anche il sacerdozio?”.[14]

 Analogamente, i tre operai della leggenda massonica che, pure, hanno il privilegio di lavorare alla costruzione del Tempio, pretendono la maestria senza averne diritto e la loro avidità e superbia li spinge al delitto.[Segue]


sergio magaldi
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[12] Cfr. i testi della leggenda di Hiram, citati in Giuseppe Abramo, Appunti sulle origini (pp.111-120), in Hiram, n.5, Maggio 1992, Erasmo Edit., pp.116-117
[13] Cfr. A.Vaillant, I  tre gradi della Libera Muratoria, Bastogi, Foggia, 1994, rist. anast., Milano, 1959, pp.163 e 169. Sulla questione della ‘matrice egizia’ comune sia alla Massoneria che alla tradizione ebraica, cfr. Ibid., l’intero cap. V, pp.163-186.
[14] Cfr. Numeri, 16,  9-10


2 commenti:

  1. C'è una variante, non a caso elaborata in ambito scozzese, e in special modo templare, che attribuisce la morte di Hiram a S., per la contesa di gelosia per la Regina di Saba. Da quanto ho scritto, si capirà ciò che ne penso. Mi piacerebbe conoscere il pensiero di Sergio Magaldi su questo delicate e controverso aspetto. Da.Cri.

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    1. Sì, certo, le varianti della leggenda sono tante. C’è quella da te ricordata che vede in Salomone – geloso dell’ammirazione che la regina di Saba aveva manifestato per il grande architetto del tempio – il vero mandante dell’assassinio di Hiram. E ce ne sono altre: da quella che attribuisce la responsabilità al Gran Sacerdote, preoccupato che le conoscenze segrete di Salomone e di Hiram, potessero nuocere alla religione monoteista, a quella che considera lo stesso Salomone complice istigato dal Gran Sacerdote nell’ordinare il delitto. E, più “sottile” e malevola di tutte, quella che narra di tre personaggi, Re Salomone, Re Hiram di Tiro e Hiram Abiff architetto e decoratore, a conoscenza di una parola segreta – che avrebbe permesso di ultimare l’edificazione del tempio e di avere un potere simile a quello del Demiurgo – di cui ognuno possedeva solo una sillaba. Senza il “mattone” custodito e noto solo a Hiram Abiff, non sarebbe stato possibile pronunciare la parola. Fu allora che Salomone - presentato da questa versione della leggenda come un tiranno assetato di potere - volendo conoscere la sillaba che avrebbe completato il nome della parola, ordinò a tre operai di estorcerla ad Hiram Abiff. Com’è noto, Hiram custodì il segreto anche a costo della vita e la parola andò persa.

      Tale versione distorce ad arte la narrazione massonica, secondo la quale Hiram Abiff aveva diviso i lavoratori in tre livelli, assegnando a ciascun livello una parola segreta per riscuotere il salario [B… per gli apprendisti, J… per gli operai e Je… per i maestri]. Fu allora che quindici operai meditarono di ottenere dal Gran Maestro la parola che li avrebbe resi maestri e capaci di riscuotere un salario più alto. Mentre però dodici di loro desistettero, tre dei più violenti tessero un’imboscata ad Hiram Abiff e, vista l’impossibilità di raggiungere il loro scopo, lo massacrarono. Sarà poi Salomone a ritrovare le spoglie del maestro morto e ad organizzare una spedizione per catturare gli assassini. Il Rito Scozzese [R.S.A.A.] dedica più di un terzo dei suoi 33 gradi per illustrare la vicenda di Hiram e di Re Salomone. Quel che è certo è che tutte le varianti della leggenda che fanno di Salomone un despota e un assassino sono più o meno dichiaratamente antimassoniche, per ciò che tendono a colpire la leggenda stessa su cui si basa la fondazione della Massoneria di ogni Ordine e/o Rito.

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