giovedì 29 febbraio 2024

RILEGGERE SARTRE (P.5a Sartre nella revisione della critica)




 Meno di un anno fa, Riccardo De Benedetti su Avvenire si poneva un interrogativo a cui dava subito una risposta: “Che cosa resta di Sartre? Poco, ma decisivo”.

Sartre – osserva l’autore dell’articolo – è sempre stato in “situazione”, con ciò intendendo dire che egli ha quasi ininterrottamente inteso rappresentare il proprio tempo e quello della società e del mondo in cui viveva. È  certamente vero, almeno sino al maggio francese. E proprio per questo – continua l’autore – Sartre ha finito col pagare con la dimenticanza o addirittura con l’oblio. Vero anche questo, ma bisogna tener conto del fallimento politico della rivoluzione che avrebbe dovuto portare “l’immaginazione al potere” e che invece ha realizzato il successo di quanti speravano di sbarazzarsi una volta per tutte della lotta politica, limitandola al terrorismo più o meno compiacente e preparando, attraverso la liberazione del costume e dei consumi, l’avvento della globalizzazione, del cosiddetto capitalismo della sorveglianza e dell’era tecnologica.

A questo punto, conviene chiedersi con De Benedetti se non sia venuto il momento di rileggere Sartre, tenuto conto che, come dice, “alla sovrabbondanza della tecnica corrisponde un diminuire, sin quasi alla scomparsa, dell’uomo”.

Il “poco” che resta di Sartre è dunque una riflessione sul significato dell’esistenza in un mondo che ha finito per relegare l’essere umano ai margini della Storia. L’occasione è offerta, e direi non solo, da una nuova edizione de L’essere e il nulla proposta di recente dal Saggiatore per festeggiare gli ottanta anni dalla sua pubblicazione (1943-2023).

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Per una rilettura, il più possibile completa, di Sartre ripropongo di seguito in sette post la relazione, con opportune modifiche, a suo tempo presentata per un convegno di filosofia.

Per quanto si riferisce “all’ultimo Sartre” e alle polemiche accese dai suoi scritti più recenti, suggerisco il post: 


https://zibaldone-sergio.blogspot.com/2019/08/le-ultime-interviste-di-sartre-lespoir.html


Si vedano ancora, su Sartre in generale, i video youtube seguenti:








RASSEGNA STAMPA sulla nuova edizione di  L’essere e il nulla, pubblicato da Il Saggiatore il 19 febbraio 2023

 

La riscossa esistenzialista

il manifesto

07 maggio 2023

 

Un'esistenza che precede l'essenza

Il Sole 24 Ore

05 marzo 2023

 

Che cosa resta di Sartre? Poco, ma decisivo

Avvenire

19 febbraio 2023

 

Una nuova veste per "L' essere e il nulla" di Jean-Paul Sartre

Critica Letteraria

18 febbraio 2023

 

Siamo condannati alla libertà.

la Repubblica

25 gennaio 2023

 

 SEGUE DA:

https://zibaldone-sergio.blogspot.com/2024/01/rileggere-sartre-p-1a-sartre-narratore.html


https://zibaldone-sergio.blogspot.com/2024/01/rileggere-sartre-p2a-sarte-filosofo.html


https://zibaldone-sergio.blogspot.com/2024/01/rileggere-sartre-p3a-sartre-nel-teatro.html


https://zibaldone-sergio.blogspot.com/2024/01/rileggere-sartre-p4a-sartre-nella.html


Sartre nella revisione della critica

Già nel '48 è in atto una revisione della critica: cominciano i cattolici, ma solo dopo che sono apparsi i primi contributi scienti­fici sull'opera di Sartre. In Le problème moral et la pensée de Sartre (Editions du Myrte, Paris, 1947), F. Jeanson ricostruisce adeguatamente il senso di L'Etre et le Néant e degli scritti che vi si riconnettono. Sartre stesso, in una breve prefazione al testo (pp. 13-14), riconosce la validità del metodo seguito dal Jeanson nell'esposizione del suo pensiero.

Un altro autore, G. Varet, in L'ontologie de Sartre, (P.U.F., Paris, 1948) scrive: «II debito che la filosola francese ha verso Sartre consiste nel fatto che L'Etre et le Néant è la prima esposizione di fenomenologia sistematica che sia stata mai fatta in Francia e la migliore introduzione alle opere dei filosofi tedeschi. Il punto di partenza della filosofìa di Sartre è lo sviluppo sistematico della riflessione cartesiana alla luce dell'idea husserliana di in­tenzionalità: il suo tentativo più valido (anche se votato allo scacco) è quello di risolvere il problema dell'Essere ricorrendo alla descrizione feno­menologica (pp. 1-3)». Il libro fornisce inoltre una accurata esposizione del maggior testo filosofìco di Sartre.

Sulla scia di questi autori, Henry Duméry nelle pagine introduttive del suo libro Foi et Interrogation, dopo aver osservato che sul piano fìlosofìco non esiste ateismo più virulento di quello sartriano, afferma che «bon gré mal gré», occorre affrontare questa filosofìa per molti aspetti sconcertante ma della quale sono innegabili il vigore, l'influenza e l'ambiguità. D'altra parte – continua Dumery –  sarebbe disonesto travestire per meglio rifiutarle le tesi sartriane, si tratta invece di accostarsi a Sartre senza partito preso, soprattutto dopo aver letto gli scritti di Jeanson, il primo dei critici ad aver valutato positivamente le opere di Sartre. In conclusione il Duméry, pur tenendo ben ferma la sua opposizione nei confronti dell'ateismo sartriano si augura di far comprendere sino in fondo – nella parte del suo libro dedicata allo studio del filosofo francese – il valore teoretico delle analisi di Sartre[1].

Con gli anni '50 si viene componendo, nella valutazione del sartrismo, quella scissione tra critica e pubblico del precedente decennio. La conoscenza di Sartre ha ormai varcato i confini nazio­nali dando vita ad una fioritura di studi sui vari aspetti della sua opera. Anche la critica marxista muta completamente d'orizzonte dopo l'avvicinamento di Sartre al P.C.F. e all'U.R.S.S [2].

Nel 1960 Sartre pubblica La Critique de la raison dialectique, frutto di una riflessione iniziata negli anni '50. I primi giudizi sono sostanzialmente favorevoli, anche se si sottolinea talora la soluzione di continuità tra quest'opera e  L'Etre et le Néant [3], oppure se ne afferma la continuità per porre l'accento sui medesimi vizi di fondo che sarebbero presenti nelle due opere.

Così è per il filosofo comunista Roger Garaudy in Perspectives de l'homme  (P.U.F., Paris 3" ed. 1961 e la nuova edizione accresciuta del 1969). La I edizione dell'opera del Garaudy è del 1959, già poteva, dunque, tener conto di “Question de méthode” che costituisce la prefazione di Critique de la raison dialectique. Sorvolando sull'evoluzione del pensiero sartriano (ciò che non necessariamente è indice di frattura tra L'Etre et le Néant e La Critique de la raison dialectique), Garaudy ribadisce nei confronti di Sartre e dell'esistenzialismo l'accusa di irrazionalismo e sostiene la contraddittorietà dell'esistenzialismo sartriano costretto a scegliere tra un atto di fede irrazionale e una integrazione con il marxismo che non potrebbe realizzarsi se non con l'abbandono delle premesse irrazionali dell'esistenzialismo stesso. Il libro contiene anche (pp. 111-114, I ed.) una lettera-risposta di Sartre: in precedenza, infatti, Garaudy gli aveva sottoposto il manoscritto pregandolo di commentarlo. In tale lettera Sartre ribadisce la piena conciliabilità tra esistenzialismo e marxismo secondo quanto aveva già sostenuto in “Question de mèthode”.

Un violento attacco alle posizioni della «Critique» è portato da Lévy-Strauss nel capitolo conclusivo di La pensée Sauvage (Paris 1962) ed è già preludio alla cosiddetta svolta degli anni Sessanta in cui si comincia a parlare di crisi del sartrismo nonostante l'attribuzione del Nobel a Sartre nel '64, premio peraltro rifiutato.[4]  .

La polemica che la « nuova » cultura francese conduce nei confronti del sartrismo incalza e l'interesse per Sartre decresce a misura che si afferma l'interesse per lo strutturalismo (Lévy-Strauss, Foucault), per la psicanalisi (Lacan) e soprattutto per il marxismo strutturalistico di Althusser. D'altra parte, proprio agli inizi degli anni Sessanta si viene sviluppando in Francia un attacco contro la filosofia da parte delle scienze umane. Ciò comporta, non solo una attenuazione d'interesse per il Sartre filosofo (il quale continua ad assegnare alla filosofia il compito di una analisi totalizzante del reale), ma anche per il Sartre marxista, dal momento che, fermo restando l'oggettivismo del marxismo orto­dosso, il materialismo storico dialettico appare sempre meno interessato al tentativo sartriano di «soggettivazione» e, per contro, sempre più sollecitato ad utilizzare epistemologia e scienze umane, privi­legiando — di contro al soggetto e alla prassi storica — il concetto di struttura. Ma. Come si vedrà, la stessa realtà francese si appresta a ridimensionare il marxismo strutturalistico con l'esplosione rivoluzionaria del maggio del '68.



[1]  Cfr. H. Duméry, Foi et Interrogation, Téqui, Paris, 1953, p. XIII. L'opera comprende una sezione (La question Sartre, pp. 73-123) che raggruppa scritti su Sartre che vanno dal '47 in poi. H. Duméry filosofo della religione e interprete di Blondel, autore fra l'altro di: Le trois tentations de l'apostolat moderne, Paris, 1948; La philosophie de l'action. Essai sur l'intellectualisme blondélieneen prefazione di M. Blondel, Paris 1948; De la méthode dans les sciences in collaborazione con G. Marcel, J. Lacroix, J. Guitton ecc..., Paris, 1949; La philosophie catholique en France in La Philosophie francaise, Paris, 1950.
Per i rapporti di Sartre con il comunismo, sino al 1970, si rimanda al citato libro di F. Fé.

[2] Per i rapporti di Sartre con il comunismo, sino al 1970, si rimanda al citato libro di F.

[3] Così S. Doubrowsky in Nouvelle Revue Française, sett.-ott.-nov. 1961.

[4]  Sulla questione relativa al rifiuto del premio Nobel da parte di Sartre si vedano di M. Contat-M. Rybalka, op. cit., le pp. 401-408. Cfr. inoltre: R. Jean, Non récupérable, ou Sartre prix Nobel, in « Cahiers du Sud », nov.-dic., 1964.

S E G U E 

sergio magaldi



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