giovedì 11 gennaio 2024

RILEGGERE SARTRE (P.3a. Sartre nel teatro e nel cinema)


                                                 "L'enfer c'est les autres"


 Meno di un anno fa, Riccardo De Benedetti su Avvenire si poneva un interrogativo a cui dava subito una risposta: “Che cosa resta di Sartre? Poco, ma decisivo”.

Sartre – osserva l’autore dell’articolo – è sempre stato in “situazione”, con ciò intendendo dire che egli ha quasi ininterrottamente inteso rappresentare il proprio tempo e quello della società e del mondo in cui viveva. È  certamente vero, almeno sino al maggio francese. E proprio per questo – continua l’autore – Sartre ha finito col pagare con la dimenticanza o addirittura con l’oblio. Vero anche questo, ma bisogna tener conto del fallimento politico della rivoluzione che avrebbe dovuto portare “l’immaginazione al potere” e che invece ha realizzato il successo di quanti speravano di sbarazzarsi una volta per tutte della lotta politica, limitandola al terrorismo più o meno compiacente e preparando, attraverso la liberazione del costume e dei consumi, l’avvento della globalizzazione, del cosiddetto capitalismo della sorveglianza e dell’era tecnologica.

A questo punto, conviene chiedersi con De Benedetti se non sia venuto il momento di rileggere Sartre, tenuto conto che, come dice, “alla sovrabbondanza della tecnica corrisponde un diminuire, sin quasi alla scomparsa, dell’uomo”.

Il “poco” che resta di Sartre è dunque una riflessione sul significato dell’esistenza in un mondo che ha finito per relegare l’essere umano ai margini della Storia. L’occasione è offerta, e direi non solo, da una nuova edizione de L’essere e il nulla proposta di recente dal Saggiatore per festeggiare gli ottanta anni dalla sua pubblicazione (1943-2023).

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Per una rilettura, il più possibile completa, di Sartre ripropongo di seguito in sette post la relazione, con opportune modifiche, a suo tempo presentata per un convegno di filosofia.

Per quanto si riferisce “all’ultimo Sartre” e alle polemiche accese dai suoi scritti più recenti, suggerisco il post: 



Si vedano ancora, su Sartre in generale, i video youtube seguenti:







 

RASSEGNA STAMPA sulla nuova edizione di  L’essere e il nulla, pubblicato da Il Saggiatore il 19 febbraio 2023

 

La riscossa esistenzialista

il manifesto

07 maggio 2023

 

Un'esistenza che precede l'essenza

Il Sole 24 Ore

05 marzo 2023

 

Che cosa resta di Sartre? Poco, ma decisivo

Avvenire

19 febbraio 2023

 

Una nuova veste per "L' essere e il nulla" di Jean-Paul Sartre

Critica Letteraria

18 febbraio 2023

 

Siamo condannati alla libertà

la Repubblica

25 gennaio 2023

 

SEGUE DA:

https://zibaldone-sergio.blogspot.com/2024/01/rileggere-sartre-p-1a-sartre-narratore.html

https://zibaldone-sergio.blogspot.com/2024/01/rileggere-sartre-p2a-sarte-filosofo.html


Sartre nel Teatro e nel Cinema

 

 La fama di Sartre – filosofo estraneo al mondo accademico – si accresce sempre di più anche in funzione della qualità che presto gli viene riconosciuta  di “geniale poligrafo” in virtù della sua testimonianza nella letteratura, nel teatro, nel cinema e persino nella psicologia.

 

L’Etre et le Néant fa seguito ai romanzi: La Nausée (1938) e Le Mur (1939), ai trattati di psicologia fenomenalogica: Esquisse d'une théorie des émotions (1939) e L'Imaginaire (1940), alla pièce Les Mouches (1943) e precede di poco l'altra pièce Huis Clos (1944), i romanzi L'Age de Raison (1945) e Le Sursis (1945) e la pubblica­zione della rivista Les Temps Modernes (ottobre 1945).


Le novelle di Le Mur (“Le Mur” – “La chambre” – “Erostrate” – “Inti­mité” – “L'Infance d'un chef”) gratificano definitivamente Sartre dell'epiteto di scrittore osceno e, ancora nel ’69  una insegnante del Liceo Vernon di Parigi viene trasferita per aver proposto agli studenti una dissertazione su Le Mur. Circa la diffusione di quest'opera, il 15 dicembre del 1965 la tele­visione francese presenta ai telespettatori, per la regia di Michel Mitrani, “La chambre”, una delle novelle di Le Mur (la T.V. presenta ciò che la scuola vieta tre anni più tardi!).

 

La rappresentazione televisiva di Le Mur  servirà poi ad una équipe del Centre de psychiatrie sociale diretta dal prof. Roger Bastide per svolgere un'inchiesta tra i telespettatori circa l'atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti dei malati di mente (si veda in pro­posito di P. Morin, “A propos de la représentation de la maladie mentale”, in Les Temps Modernes, n. 255, agosto 1967, pp. 337-361). Ciò mostra non solo il grado di diffusione dell'opera sartriana ma anche la fortuna che le opere di Sartre cominciano ad avere anche in campo psicologico e psichiatrico a partire dagli anni '60.

La prima pièce di Sartre, Les Mouches non è accolta benevolmente dalla critica: non si comprende l'appello rivolto ai francesi perché si scuotano dal gioco nazifascista, si sottolineano piuttosto i difetti stilistici dell'opera, si fa di Sartre drammaturgo un Giraudoux minore [1]. Ma la lezione di libertà è recepita negli ambienti intellettuali e fra i giovani e, all'indomani della liberazione, Les Mouches conoscerà la sua fortuna come «pièce politique».
Nel '68 può ancora significare qualcosa per il popolo cecoslovacco che inse­gue il miraggio della libertà [2].

Grande successo di critica e di pubblico ha invece Huis Clos presentata per la prima volta al teatro del Vieux - Colombier il 27 maggio del 1944. La pièce ha anche il merito di aver costretto critici di Sartre, uomini di cultura, filosofi e pubblico ad una lettura o rilettura del capitolo di L'Etre et le Néant: «Les relations concrétes avec autrui», di cui, infatti, la pièce può in un certo senso considerarsi espressione figurativa. Ciò contribuirà più tardi alla diffusione dell'opera fìlosofica di Sartre, al suo successo ma anche alle violente polemiche che da più parti si leveranno contro L'Etre et le Néant considerato ormai come il testo chiave per la compren­sione dell'esistenzialismo sartriano ma anche del suo sostanziale ateismo.

Comunque sia Huis Clos diviene subito un classico del teatro francese, europeo e mondiale. Ha quasi immediatamente successo fuori dei confini nazionali. In Inghilterra ne è vietata la rappresentazione dalla censura nel settembre del 1946, mentre in U.S.A. riceve nel 1947 il premio per la migliore pièce straniera. Se ne traggono films come Huis Clos di J. Audry (1954) e No Exit di Pedro Escudero e Tad Danielewski (1962), visioni televisive e registrazioni. Tale C. P. Alberts provò il bisogno di « completare » l'opera di Sartre scri­vendo delle scene supplementari che intitolò La porte ouverte - De Open Hel (La Haye, 1949).

 

Il cinema contribuisce solo in minima parte alla fortuna delle opere di Sartre, tuttavia il fatto che molti dei suoi romanzi e delle sue pièces abbiano una versione cinematografica indica sufficientemente, sia l'interesse che Sartre ha sempre manifestato per questa forma espressiva, sia il livello della sua popolarità. Oltre a Huis Clos, Les jeux sont faits, regia di J. Delannoy e sceneggiatura di Sartre, che ottiene una favorevole accoglienza di critica e di pubblico al festival di Cannes del 1947; Les Mains sales, regia di P. Rivers e sceneggiatura di Sartre, che appare sugli schermi parigini il 29 agosto del 1951 suscitando le reazioni del Partito Comunista Francese (P.C.F.).

 

Così, le proiezioni di Les Mains sales hanno luogo assai spesso sotto la protezione della polizia. In effetti l'adattamento cinematografico della pièce sartriana finisce per trasformare una disputa tra militanti comunisti in una requisitoria anticomunista; si osserva inoltre che le guardie del corpo di Hoederer somigliano più a dei gangsters dei films americani che a degli operai. Per la verità Sartre, già prima dell'apparizione del film, scinde le proprie responsabilità dalla strumentalizzazione antico­munista che se ne finì per dare. La critica fu piuttosto severa, ma il film ebbe grande successo commerciale. Notevole l'interpretazione di Pierre Brasseur e di Daniel Gèlin rispettivamente nella parte di Hoederer e di Hugo. Tra gli altri film:

La p... respecteuse, regia di Marcel Pagherò e Charles Brabant, dialoghi di Sartre e di Jacques Laurent Bost, fa la sua apparizione al festival di Venezia del 1952. Contro il film si chiede da parte di ambienti filoamericani l'applicazione della clausola del regolamento del festival che prevede il caso di ingiuria nei confronti di una nazione amica. Ciò suscita polemiche a non finire. Il film, benché discreto, rientra nella categoria del « dramma realista », dove la omonima pièce di Sartre si configura come una « commedia buffa ». Inoltre la prostituta Lizzie, che nella pièce è un personaggio negativo che interiorizza le mistificazioni e i valori dei bempensanti bianchi americani, nel film diviene un personaggio positivo che manifesta la propria solida­rietà nei confronti del negro cacciato per essere sottoposto a linciaggio.

Les Sorcières de Salem di Raymond Rouleau, con la sceneggiatura e i dialoghi di Sartre su rifacimento della pièce di Arthur Miller, The Crucible. Il film, presentato sugli schermi parigini il 26 aprile del 1957, conosce un certo successo, la critica, tuttavia, rimprovera Sartre di aver piegato il testo di Miller alla propria filosofia, per scopi politici. Il film è giudicato troppo lungo (due ore e mezzo di proiezione), i dialoghi di Sartre troppo letterari.

Kean, genio e sregolatezza di V. Gassman, film italiano mai distribuito in Francia, presentato al festival di Locamo del 1957 e tratto dalla commedia Kean di Alexandre Dumas adattata da Sartre. In Italia la critica accoglie favorevolmente il film. Ancora: Le Mur di Serge Roullet con i dialoghi di Sartre, presentato sugli schermi parigini il 23 ottobre 1967, è il solo film del quale Sartre si sia dichiarato soddisfatto. Ebbe un discreto successo. Ad altri film come: Les Orgueilleux di Yves Allégret; Freud, the secret passion di John Huston, Les Séquestrés d'Altona di Vittorio De Sica, tratti da opere di Sartre o con la sua diretta partecipazione, il filosofo e scrittore francese ritirò la propria adesione per disaccordi di varia natura sulla loro rea­lizzazione.

S E G U E

sergio magaldi



[1] Tra le prime critiche apparse sulla pièce, rappresentata per la prima volta il 3 giugno del 1943 al teatro della Cité di Parigi, segnaliamo: A. Laubreaux su « Le Petit Parisien », 5 giugno 1943 e su « L'Oeuvre » del 7 giugno; R. Purnal su « Comoedia » del 12 giugno; A. Castelot su « La Gerbe » del 17 giugno; F. Straub, su « Pariser Zeitung » del 17 giugno e, infine, tra le poche favorevoli: M. Leiris su « Les Lettres françaises », n. 12 e M. Merleau-Ponty, Compte rendu des Mouches, su « Confluences », n. 25, sett.-ott. 1943; pp. 514-16.

 

[2] Les Mouches fu rappresentata, presente Sartre, a Praga nel dicem­bre del 1968.

 


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