Lo zibaldone di Sergio Magaldi
mercoledì 14 aprile 2021
martedì 13 aprile 2021
VACCINI E PANDEMIA
LENTEZZA
E INCERTEZZA TRA I VACCINI CONDIZIONANO LA PANDEMIA.
Sono
troppe le tipologie di vaccino e troppo lenta è la loro somministrazione per
non incorrere in continue mutazioni del virus
di
Alberto Zei
Come
per gli antibiotici
Il comportamento
tra ceppi virali e ceppi batterici
fa meglio comprendere l’analogia di sopravvivenza di gruppo e quali debbono
essere le accortezze per liberarsi da questi
ospiti indesiderati.
L’
esempio di una infezione batterica contrastata con gli antibiotici prevede, com’è noto, che le dosi giornaliere prescritte siano
assunte in modo continuo per quasi una settimana anche in caso di immediato
miglioramento delle condizioni di salute. Se questa accortezza non viene rispettata è molto probabile che i
batteri, non completamente annientati, possano trasmettere informazioni utili
alle generazioni successive, permettendo così una reazione sempre più efficace nella
fase riproduttiva, con qualche variante del sistema di difesa tale da rendere più
resistenti nel futuro le generazioni successive di fronte agli stessi
antibiotici. Qualcuno si domanderà come sia possibile che i batteri possano
organizzarsi così efficacemente. Si tratta, in realtà, semplicemente di
naturali comportamenti istintuali di gruppo, finalizzati alla sopravvivenza della specie.
Per
rendere più concreto il concetto, si riporta a titolo di esempio un accenno ai
tanti espedienti dei ceppi batterici per
sopravvivere in ambiente ostile. La difesa che il batterio oppone alle penicilline,
alle cefalosporine e ad altro
ancora, consiste nella produzione di un
enzima chiamato beta-lattamasi, il quale insinua nei legami molecolari dell’
antibiotico una molecola di acqua, spezzandone la continuità e quindi,
l’efficacia dello stesso farmaco. Ecco perché la ricerca farmacologica in
questo campo non ha mai sosta. Detto questo, si può meglio capire come i ceppi
virali, sebbene molto più piccoli dei batteri, siano improntati naturalmente ad
una difesa collettiva per la sopravvivenza della specie e per la trasmissione
alle generazioni successive degli accorgimenti possibili per riprodursi anche in
ambiente ostile. Nel nostro caso l’ambiente ostile è quello delle cure
somministrate e per quanto più qui interessa, è quello dei vaccini nell’
organismo umano.
L’infezione
virale
Un analogo processo avviene durante un’infezione virale, come nel caso dell’attuale pandemia da coronavirus. La somministrazione di farmaci, pochi a dire il vero, e di vaccini forse un po’ troppi, consentono nel tempo ai virus di organizzarsi per una migliore resistenza. Riferendosi direttamente ai vaccini, si può dire che a causa del tempo che intercorre per somministrarli ad un numero consistente di persone, i virus presenti nell’ambiente - con l’ aggiunta di quelli più aggressivi espulsi durante la respirazione dalle persone siero positive da poco vaccinate - subiscono una o più mutazioni di gruppo per meglio adattarsi ai fini della sopravvivenza in un ambiente ostile. Ciò significa che la lentezza delle vaccinazioni rinforza le difese dei coronavirus dandogli modo di cambiare se non tutti, almeno alcuni dei punti più vulnerabili della propria struttura.
La
sopravvivenza della specie
I
vaccini inizialmente rispondenti al ceppo virale per il quale erano destinati
sono stati finora somministrati ad un numero limitato di persone. Non c’ è
pertanto da meravigliarsi se con il
passar del tempo risulteranno meno efficaci per i futuri vaccinati.
Anche
i virus, come detto, si adattano in
ambiente ostile attraverso mutazioni di gruppo finalizzate alla sopravvivenza
della specie. Quindi sono soprattutto i
vaccini che causano la mutazione virale,
divenendo pertanto nel tempo meno
efficaci. D’altra parte, i differenti tipi che vengono prodotti dalle industrie
farmaceutiche per le grandi distribuzioni sanitarie internazionali, non sono
stati realizzati in funzione delle attuali
mutazioni virali, in quanto il lungo
tempo di preventiva sperimentazione non lo avrebbe consentito. Si
tratta invece di vaccini destinati al
coronavirus così come questo era al suo inizio o, al massimo, nei mesi
successivi. Sono almeno una decina i
tipi di vaccino, oltre ad un certo numero di altri con qualche variazione
rispetto ai primi. Ma anche con le loro
diversità, questi vaccini danno
una protezione che non riesce a coprire
se non in parte, le mutazioni del coronavirus; mutazioni differenti per
differenti risposte a vaccini altrettanto differenti con vaccinazioni a rilento
in tempi differiti.
Si è pertanto innescata una spirale perversa di minore
efficacia terapeutica sulle persone, in quanto le mutazioni virali si
moltiplicano per il numero dei vaccini: quelli somministrati, infatti, non
riescono più ad opporsi efficacemente non solo al ceppo virale per il quale a
suo tempo erano stati realizzati, ma soprattutto ai virus che nel tempo sono
mutati. Si tratta di mutazioni prevalentemente
causate dalle differenti, o addirittura troppe, tipologie di vaccino
disponibili sul mercato e che ora consentono ai virus di opporre una sempre
maggiore resistenza.
Troppe
variabili
In
conclusione, questa è la situazione che, a quasi due anni dall’inizio della
pandemia, condiziona i risultati. Per riuscire a tenere sotto controllo
l’attuale incremento dei contagi, in relazione ai vaccini somministrati, appare
chiaro che il tempo è il nemico da battere, in quanto il comportamento di
gruppo di tanti miliardi di coronavirus è solo quello di mutare per
sopravvivere, rendendo sempre meno efficaci gli attuali vaccini.
Le
organizzazioni sanitarie procederanno ancora per diversi mesi alla
somministrazione dei vaccini per arrivare alla auspicata immunità di gregge.
Per
ciò che riguarda il nostro Paese, ci attende una copertura sanitaria ottenuta
con differenti qualità di vaccini disponibili, con operatori e strutture sanitarie
ancora limitati, con vaccinazioni
effettuate soltanto durante il giorno (la notte si dorme: le eccezioni non
sono la regola), nel tempo che sarà possibile, ad alcune decine di milioni di
persone.
Recita un noto proverbio: “Campa cavallo mio che l’erba cresce!”
mercoledì 7 aprile 2021
IL PUNTO SUL CAMPIONATO NEL GIORNO DELLO SPAREGGIO CHAMPIONS (N°.6)
Negli anni
passati si diceva che la Juve “uccideva i campionati”, intendendo con ciò che
la vittoria dello scudetto era data per scontata in favore dei bianconeri già con
qualche mese di anticipo. E quest’anno? Senza la Juventus, fuori dalla lotta
per il tricolore sin dalle prime giornate (si veda in proposito, cliccando sul
titolo, quanto scrivevo alla fine di ottobre: “IL PREDESTINATO E IL GRIGIORE BIANCONERO”), si poteva forse dubitare che l’Inter di Conte avrebbe mancato,
dopo 11 anni, la conquista del suo diciottesimo scudetto sul campo
(diciannovesimo ufficiale, considerando quello ottenuto a tavolino ai danni
della Juve)? La lotta tra le milanesi, infatti, è stata solo apparente. Il Milan,
nonostante le buone prove, i tanti rigori a favore e la presenza di
Ibrahimovic, di sicuro non avrebbe potuto contendere fino all’ultimo la
vittoria ai nerazzurri. Innanzi tutto per la differenza qualitativa tra i due
organici, tant’è che ora i rossoneri rischiano di essere risucchiati nella
lotta per la conquista di un posto in Champions che, del resto, hanno sin qui
ampiamente meritato. Ed è infatti proprio sulle tre squadre che saranno
compagne dell’Inter nell’avventura europea che s’incentra ormai l’interesse del
Campionato (oltre alla lotta per non retrocedere che sembra limitata al
Cagliari, al Torino e forse al Parma: solo una di queste tre, infatti, resterà
in serie A, mentre le altre due scenderanno insieme al Crotone in serie B).
Delle
sei squadre da qualche mese rimaste a lottare per 3 posti Champions, oggi ne
rimangono cinque, forse addirittura quattro. Dopo le sconfitte con Parma e
Napoli e il pareggio con il Sassuolo, la Roma sembra ormai fuori dai giochi e
la sua speranza di partecipare alla prestigiosa coppa europea risiede tutta
nell’improbabile conquista dell’Europa League. Eppure non molto tempo fa i
giallorossi occupavano addirittura il terzo posto della classifica, subito dopo
le milanesi. L’errore di Fonseca, di schierare in Campionato un centrocampo
sempre in inferiorità numerica, è stato determinante soprattutto nelle ultime
sconfitte, si aggiunga a ciò anche il rilevante numero di infortunati che hanno
ridotto non di poco sia le capacità offensive che difensive della squadra. La Roma
ha tuttavia il merito di essere l’unica italiana rimasta a giocare in Europa.
L’augurio è che nel prossimo turno possa superare anche l’Ajax, qualificandosi
intanto per le semifinali di Europa League. Fuori forse anche la Lazio, ma solo
se non riuscisse a battere il Torino nel recupero annunciato addirittura per
maggio, ma attenzione, perché proprio dai biancocelesti potrebbe venire la
sorpresa: il distacco dal Milan, seconda in classifica, come pure dalle altre,
non è incolmabile, anche alla luce delle 10 partite che le restano da giocare.
Quasi sicuramente dentro, invece, l’Atalanta che si dimostra in buona forma e
che, a soli due punti dal Milan, ha buone probabilità di scavalcarlo al secondo
posto della classifica. Restano Juve e Napoli, attese in serata dallo scontro
diretto. Finalmente direi, visto che questa partita si sarebbe dovuta giocare il
4 di ottobre. Com’è noto, la vittoria a tavolino della Juve - secondo il giusto
verdetto della Lega che si era attenuta alle regole allora in corso - fu
annullata dalla sentenza politica del Coni del 23 dicembre a qualche ora di
distanza da Juventus-Fiorentina, determinando forse il crollo psicologico dei
fragili bianconeri che, nella stessa giornata, si ritrovarono con 6 punti in
meno del previsto. Distacco dalle prime che non avrebbero più colmato, anzi… Chi
dovesse perdere oggi potrebbe restare fuori da un posto utile per la Champions.
I pronostici sono tutti a favore dei partenopei che vengono da diverse
vittorie, in particolare quelle su Milan e Roma. Al contrario, i bianconeri
dopo l’eliminazione in Champions – peraltro, va detto, favorita anche dalle
decisioni arbitrali – hanno incredibilmente perso in casa contro il Benevento e
pareggiato con il Torino, portando così a ben 12 il totale dei punti persi
contro le squadre in lotta per non retrocedere (Fiorentina -3, che allora
navigava tra le ultime della classifica e inoltre: Crotone -2, Benevento -5,
Torino -2 ). Se avessero appena fatto il loro, oggi i bianconeri si
troverebbero, alla vigilia del recupero con il Napoli, al vertice della
classifica a parità di punti con l’Inter (68 punti).
Nonostante
il pronostico sfavorevole (forse per la prima volta in dieci anni), la Juve
confida nel solito Ronaldo per evitare il disastro di una clamorosa esclusione
dalla Champions del prossimo anno. Molto dipenderà, anche questa volta, dalle
decisioni del “predestinato”. Si spera di non rivedere con il Napoli, come
contro il Torino, un centrocampo con un solo giocatore di ruolo e un terzino
“prestato” in mezzo al campo ad affrontare i tre centrocampisti avversari. Con
Pirlo, Danilo ha coperto indifferentemente i ruoli di terzino, centrale
difensivo e centrocampista ed è stato il giocatore più utilizzato di tutto
l’organico. Spregiudicatezza dunque, così come peraltro avviene con altri
giocatori, spesso schierati non secondo il proprio ruolo ma in base all’idea di
calcio di un allenatore senza esperienza. Con il risultato di una pessima
organizzazione di gioco: continue rotazioni improbabili, sterile possesso
palla, giocatori che talora si scontrano
tra di loro, centrocampisti e attaccanti che difendono male e causano spesso
ripartenze letali degli avversari, gioco offensivo non di squadra ma affidato
alle rare incursioni di singoli campioni e, quando manca Cuadrado con i suoi
passaggi geometrici a cercare le punte, il buio si fa totale. Ciò che però soprattutto
sorprende di questa stagione bianconera è che si sia dichiarato da parte dei
dirigenti di voler vincere il decimo scudetto consecutivo con un allenatore
che, per quanto considerato un “predestinato” per il suo passato di grande
calciatore, era al debutto assoluto sui campi di calcio. Il primo a fare le
spese di questa “ubris” rischia di essere proprio Pirlo e il suo futuro di
allenatore. Magari non sarà così e il tempo trasformerà Pirlo in un grande
allenatore, quel che è certo è che per ora è stato mandato allo sbaraglio. Purtroppo,
la Juve finirà col raccogliere per quanto ha seminato. Speriamo che nel
“raccolto” ci sia almeno un futuro di Champions.
sergio
magaldi
giovedì 1 aprile 2021
sabato 20 marzo 2021
INFERNI SEMPRE ATTUALI
Inferni sempre
attuali: uno naturalmente è quello di Dante (1265-1321), di cui quest’anno, a
far data il 14 settembre, si celebra il settecentesimo anniversario della morte,
si spera - coronavirus permettendo - in una cornice degna di chi forse con
Shakespeare (1564-1616) è universalmente considerato il più grande poeta di
tutti i tempi; l’altro è l’inferno di Dan Brown, lo scrittore divenuto famoso
con Il Codice da Vinci e che con Inferno, il romanzo uscito nel 2013 e
portato sullo schermo tre anni dopo, prospetta una vicenda quanto mai attuale:
una pandemia provocata ad arte per evitare che l’inferno dantesco non sia una
finzione ma si trasformi in una profezia. Merito di TV 8 ieri sera averne
riproposto il film – per la regia di Ron Howard vincitore di due oscar (miglior regista e miglior film) con A Beautiful Mind
– ai telespettatori costretti a casa dal
lockdown.
Questo è l’Inferno
dantesco.
Questo è ciò che ci
attende.
Mentre il futuro si
avventa su di noi, alimentato dall’inesorabile matematica di Malthus, noi
restiamo in bilico sopra il primo cerchio dell’Inferno… e ci prepariamo a
precipitare più rapidamente di quanto abbiamo mai immaginato[…]
Non fare nulla
significa accettare un inferno dantesco… affollato di anime affamate e
sguazzanti nel peccato.
E così,
coraggiosamente, ho deciso di agire.
Qualcuno inorridirà,
ma la salvezza ha un prezzo.
Un giorno il mondo
arriverà a comprendere la bellezza del mio sacrificio […].
Dopo alcune sequenze in rapida dissolvenza che saranno comprensibili solo più avanti, il film, così come il romanzo, inizia con il risveglio di Langdon in un letto di ospedale. Ferito alla testa, il professore soffre di allucinazioni e non ricorda più nulla di quanto gli è capitato, né del perché, dagli Stati Uniti, si trovi catapultato a Firenze, come gli conferma Sienna Brooks (Felicity Jones), la giovane dottoressa che lo assiste e che poco dopo lo aiuterà a fuggire dall’attentatrice, entrata in ospedale per portare a compimento il proprio lavoro. Non è solo Vayentha (Ana Ularu) a dare la caccia al docente di Harward. Sulle sue orme sono infatti il consolato americano, le locali forze di pubblica sicurezza, una potente organizzazione privata e soprattutto l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. E molto presto se ne capirà il perché. C’è chi ritiene che egli sia stato già contagiato e chi, fidando nelle sue notevoli capacità di decifrare i simboli, pensa di poter scoprire il luogo dove è stata nascosta la sacca contenente il terribile virus della peste nera. E in effetti saranno La voragine infernale del Botticelli - uno dei cento disegni commissionati all’artista tra il 1480 e il 1495 - l’affresco La battaglia di Marciano del Vasari e alcuni versi del XXV canto del Paradiso di Dante a mettere Langdon sulla giusta strada della ricerca. Ma c’è qualcuno, forse all’interno dell’OMS, che vuole mettere le mani sul virus non per depotenziarlo e renderlo inefficace, bensì per rivenderlo a caro prezzo ad una qualche potenza che se ne servirà come arma batteriologica per dominare il mondo. Ed è questo l’aspetto più sconvolgente e più attuale del film e del libro di Dan Brown: l’idea che ci possa essere chi, facendolo apparire come un incidente, sia determinato a diffondere un virus letale per il controllo del mondo e dei suoi abitanti.
giovedì 18 marzo 2021
mercoledì 17 marzo 2021
ANNIVERSARI E ASTROZENEKA
Ricorre oggi il centosessantesimo anniversario dell’unità d’Italia (17 marzo 1861-17 marzo 2021) e i media ci fanno sapere che l’intero Paese è in trepidante attesa per sapere se il vaccino AstraZeneca potrà continuare ad essere somministrato. Da un momento all’altro, infatti, si attendono le superiori decisioni di EMA che non è il nome di una autorevole gentildonna ma l’acronimo di European Medicines Agency, l’agenzia europea per i medicinali che protegge e promuove la salute dei cittadini e degli animali valutando e monitorando i medicinali all'interno dell'Unione europea (UE) e dello Spazio economico europeo (SEE).
Com’è noto, da qualche giorno, dopo le supposte reazioni allergiche provocate dal vaccino anglo-svedese, sette paesi europei hanno deciso di sospenderne la somministrazione. Non l’Italia, però, che si è limitata ad indagare i medici responsabili della vaccinazione che - peraltro senza un rapporto comprovato di causa ed effetto - avrebbe determinato la risposta letale in alcuni pazienti. Salvo poi interrompere la somministrazione di AstraZeneka quando l’ha deciso anche la Germania.
C’è da giurare che EMA non farà attendere troppo una dichiarazione per tranquillizzare i cittadini che potranno, così, in piena fiducia continuare a vaccinarsi con AstraZeneca, un anti-covid che in un primo tempo era stato dichiarato efficace sino ai 55 anni, poi sino a 65 e infine anche dopo i 100, senza che fossero comunicate le eventuali modifiche apportate per renderlo improvvisamente efficace per tutti. Cosa rappresentano inoltre i pochi casi di morte, neppure con certezza attribuibili al vaccino, rispetto ai tanti milioni di vaccinati, cosa gli oltre 200.000 casi accertati di reazione allergica sui 21 milioni di sudditi inglesi che hanno usufruito di AstraZeneca?
E dire che AstraZeneca sembra addirittura il più innocuo rispetto agli altri due, Pfizer e Moderna, che circolano nell’Unione Europea, perché si basa su una formula tradizionale, già sperimentata in passato per altri vaccini e che consiste in questo caso nello sfruttare un vettore virale di scimpanzé per stimolare il nostro sistema immunitario. Diversamente, gli altri due non sono vaccini veri e propri ma tecniche genetiche mRna. Il Rna dipende dal Dna che, com’è noto, contiene il patrimonio genetico degli organismi viventi.
Preoccupata sui rischi di una somministrazione di vaccini e/o di terapie
geniche con un iter di sperimentazione affrettato, la professoressa Maria Rita Gismondo - direttrice del
Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle
bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano - si domandava
in una intervista di alcuni mesi fa: "Sono anni che non accettiamo di manipolare
il Dna degli ortaggi perché
c'è chi teme che mangiare un Ogm costituisca un pericolo, e adesso d'un tratto ci va bene diventare noi
stessi degli organismi geneticamente modificati?".
Resta la
domanda circa il perché, insieme alla
realizzazione di vaccini anti-covid 19, da parte delle massime autorità
sanitarie europee e mondiali non si sia studiato e approntato anche un protocollo per prevenire e/o curare in
modo efficace l’insorgenza e la diffusione del virus.