mercoledì 11 febbraio 2009

Calcio: una domanda

(Post del 18-12-2008)
Una domanda per gli appassionati di calcio con l’invito ad una riflessione. L’Inter, dove non giocano italiani (se si eccettua Materazzi e Balotelli, ghanese adottato da una famiglia di Brescia, solo raramente in campo) può definirsi l’ennesimo “caso” italiano?
L’Internazionale vince gli ultimi tre campionati italiani:
Nel 2005-2006 a tavolino per le “colpe” di Moggi, subentrando nel titolo alla Juventus che l’aveva conquistato sul campo grazie al valore di Fabio Capello e dei suoi giocatori, presenti per almeno il 50% nella formazioni di Italia e Francia che disputano in Germania la finale mondiale 2006.
Nel 2006-2007, con la Juve cacciata (sempre a tavolino) in serie B, Milan, Fiorentina e Lazio fortemente penalizzate.
Nel 2007-2008, con la Roma campione d’Italia a 45 minuti dalla fine del campionato. Solo al terzo posto, tuttavia, dopo Roma e Juve, nelle classifiche virtuali dei giornali sportivi (quelle che tengono conto del fuorigioco a favore o contro, del rigore concesso o non concesso, della punizione non data oppure inesistente e dalla quale scaturisce il goal, della palla entrata in rete e non vista ecc… dal cui calcolo derivano punti sonanti per la classifica). Onore alla Roma che ha accettato in silenzio il verdetto, se si eccettuano alcune dichiarazioni del capitano Totti (subito penalizzate dalla sollecita giustizia cosiddetta sportiva) e del capitano futuro De Rossi. Qualcuno continua a chiedersi perché la società non abbia mai parlato. Perché è “finalmente una società matura” è la risposta più accreditata e ufficiale, ma altre e diverse risposte sono state formulate dai tifosi che vanno allo stadio o pagano Sky o Mediaset Premium per vedere il calcio in TV.
E ora l’Internazionale si appresta forse a vincere il suo quarto scudetto di fila, realizzando la “profezia” di Luciano Moggi che parlò subito di quattro o cinque scudetti consecutivi all’Inter come “effetto secondario” di “calciopoli”. Nel campionato attuale, vince con squadre italiane ininterrottamente da sette turni (Reggina-Udinese-Palermo-Juventus-Napoli-Lazio e Chievo), ma perde in Europa consecutivamente con il Panathinaikos in casa e con il Werder Brema, ultima del suo girone di Champions League, fuoricasa. Eppure, tutta la stampa ha sottolineato giustamente il grande calcio messo in evidenza dall’Inter soprattutto contro Juve e Lazio, proprio nelle due partite che si sono incrociate con le sconfitte europee. Merito dei giocatori, senza dubbio, ma anche del suo simpatico e valente allenatore Mourinho. Forse, tutto dipende dalla dea bendata non altrettanto benigna quando i neroazzurri corrono per l’Europa. Con la Juve vince 1-0, ma sullo 0-0 c’è un rigore (riconosciuto da tutti) per la Juve che l’arbitro non può vedere per la particolare posizione dei due giocatori che si contendono la palla nell’area di rigore interista. Con la Lazio vince 3-0. Ineccepibile e fulmineo il primo goal dell’ex-romanista Samuel, ma sul secondo (un autogol) l’arbitro (che, non dimentichiamoci, è costretto a percorrere chilometri in perpetuo movimento degli occhi) si trova nell’impossibilità di accorgersi che la palla che danza nell’area di rigore laziale è preceduta da un lancio su punizione calciato con palla in movimento. E il terzo goal dell’Inter, per unanime riconoscimento, è in fuorigioco non visto. Anche sul goal annullato alla Lazio, la dea bendata ci mette del suo, generando un equivoco tra arbitro e calciatore della punizione che va inutilmente a segno.
Per l’avvenire, non resta che augurarci che la dea conceda finalmente i suoi favori all’Inter anche quando la squadra gioca contro le “non italiane”.

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