Dopo le dimissioni di Veltroni da segretario del PD, è ormai sul punto di realizzarsi compiutamente l’antica profezia di Jean Paul Sartre. Il filosofo e geniale poligrafo francese che, per la verità, non cessò mai di sottolineare la saggezza del P.C.I. soprattutto mettendola a confronto con l’insipienza del P.C.F., aveva a suo tempo però paventato, in più d’una occasione, l’idea che il più maturo e più forte partito comunista dell’Occidente potesse un giorno snaturarsi per effetto di “democristianizzazione”. Infatti, nonostante i reiterati auspici di molti, a “non morire democristiani”, si assisteva allora in Italia, ormai da decenni, alla continua capacità della Democrazia Cristiana di trasformare la cosiddetta società civile ad immagine di se stessa, quasi una trasposizione della mitica favola di re Mida.
A distanza di tanti anni, gli eredi di quegli storici partiti, ponendo fine ad una quarantennale incomprensione, si sarebbero infine incontrati per celebrare in una Casa comune l’avvenuto connubio, con la primaria esigenza di battere il cavalier Berlusconi che, in cuor suo, non avrebbe potuto sperare di meglio, ben sapendo che l’unione tra gli eredi dei partiti più rappresentativi della democrazia italiana dell’ultimo mezzo secolo avrebbe finito col portargli voti dal centro, da sinistra e da destra.
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