SEGUE DA:
NOTE SULLA QABBALAH: parte IV, l’uno e le porte della conoscenza (clicca sul titolo per leggere)
NOTE SULLA QABBALAH: parte V, l’uno e l’unificato (clicca sul titolo per leggere)
Avvertenza: per leggere le lettere ebraiche occorre il font hebrew
CREAZIONE O ESISTENZA ab aeterno DEL MONDO?
Se il male entrò nel nostro universo, spiega lo Zohar, fu
proprio a causa di questi mondi distrutti e non bilanciati, [perché emanati
solo dal lato sinistro dell’albero] di cui è ancora rimasta traccia. È questa
la cosiddetta corteccia [qliphah] dell’albero dell’emanazione e questi gusci o scorze [qliphoth] si
trasformano nel regno del male fisico, morale e metafisico senza tuttavia
formare una realtà assoluta ma soltanto relativa. Questa concezione presente
nello Zohar, anche con diverse accentuazioni, è già alla base della qabbalah
luriana e delle sue più importanti dottrine, quali lo tzimtzum o
“contrazione”, la shevirah o “rottura dei vasi”, il tiqqun o
“restaurazione”.
L’esilio di Safed, dopo l’espulsione degli ebrei
dalla Spagna, determinò un clima di grande spiritualità tra gli studiosi di
Qabbalah, con l’intensificarsi della diffusione dello Zohar e in particolare
con la riflessione sul tema della creazione, sul male, sulla restaurazione
dell’ordine divino che la colpa di Adamo e la contemporanea emanazione dal lato
sinistro dell’albero sephirotico avevano contribuito ad esiliare dal
mondo. Yitzhak Luria [1534-1572], che insieme a
Mosheh Cordovero [1522-1570] fu tra i più noti cabbalisti di Safed, tornò su un
tema che aveva a lungo occupato la speculazione della Qabbalah storica e che
riguardava i primi versetti del Bereshit e la questione sulla quale, prima
ancora dei cabbalisti provenzali e sefarditi, si era a lungo intrattenuto
Maimonide (1135-1168),[1] rivendicando la creazione ex nihilo in polemica con
Aristotele che aveva sostenuto l’esistenza ab aeterno del mondo.[2]
Luria, per la verità, lo fa alla sua maniera, senza intervenire nella polemica,
ma introducendo un concetto che avrà molta fortuna nella Qabbalah. La creazione
– a suo giudizio – non rappresentò l’ingresso di Dio nel mondo ma esattamente
il suo contrario, con una contrazione [Tzimtzum] che lasciava libero un
punto di sé come Totalità e che da quel momento sarebbe divenuto l’universo
abitato. L’esigenza di Luria consisteva nel conciliare l’infinito col finito e
implicitamente spegneva ogni polemica circa una creazione ex nihilo o ab
aeterno, in quanto, se per un verso lo spazio-tempo lasciato libero era ciò
che prima non esisteva, e dunque in un
certo senso è generato ex nihilo, per altro verso quello stesso punto è
l’infinito esistente ab aeterno, divenuto altro da sé. Per quanto
finito, infatti, l’universo generatosi da quel punto reca in sé la primitiva
luce divina che in cerchi concentrici si va diffondendo nella manifestazione.
[1]
Mosheh Maimonide, cordovese, medico e filosofo di grande fama.
La sua maggiore opera è La Guida degli smarriti, terminata di scrivere
in arabo nel 1190 e tradotta in ebraico nel 1204. La sua vasta opera è in
realtà l’interpretazione della legge ebraica (Halakhah) e dei
fondamentali concetti biblici secondo il metodo aristotelico, anche se egli non
concorda con Aristotele circa l’esistenza ab
aeterno del mondo. Nella maggior parte dei casi –dice Maimonide- non c’è
contraddizione tra fede e ragione, in altri casi anche se la ragione non è in
grado di provare alcune verità di fede, può almeno provare l’infondatezza delle
tesi opposte. “Io credo –dice
Maimonide- (Guida, I, 71) che
il vero metodo che elimina il dubbio consiste nello stabilire l’esistenza di
Dio, la sua unità e la sua incorporeità coi procedimenti dei filosofi,
procedimenti fondati sull’eternità del mondo. Ciò non perché io creda
all’eternità del mondo o faccia a questo proposito qualche concessione; ma
perché soltanto con questo metodo la dimostrazione diventa sicura e si ottiene
certezza su tre punti: 1) che Dio esiste 2) che è uno 3) che è incorporeo,
senza che importi decidere nulla rispetto al mondo cioè se esso sia eterno o creato…”
Più avanti, tuttavia (Guida II, 19), Maimonide nega la necessità dell’Essere e dunque
l’eternità del mondo dicendo che il mondo avrebbe potuto essere diverso da
quello che è e se, dunque, è quello che è, ciò è dovuto ad una libera scelta di
Dio, una scelta creatrice:“Se al di sotto
della sfera celeste vi è tanta disparità di cose, nonostante la materia sia
una, tu puoi dire che tale disparità è dovuta all’influenza delle sfere celesti
e alle posizioni differenti che la materia assume di fronte ad esse, come ha
insegnato Aristotele. Ma la diversità che esiste tra le sfere stesse, chi ha
potuto determinarla, se non Dio?(…) Dio ha determinato la direzione e la
rapidità del movimento di ciascuna sfera, ma noi ignoriamo il modo in cui,
nella sua saggezza egli ha effettuata la cosa”.
[2]Si è osservato da più parti che “barà”, tradotto
quasi sempre nel primo versetto del Genesi con “creò”, nei testi
preesilici dell’Antico Testamento si riferisce al gesto di operare qualcosa di
straordinario a partire da qualcosa che già c’è. In Ancient Hebrew Research
Center è presente un articolo di Jeff Barner nel quale si sostiene che il
termine “barà” non significa “creò”, ma “riempì”, nel senso che in principio
Dio riempie di vita il cielo e la terra. Avraham Israel, biblista ed esperto di
ebraismo, sostiene il medesimo concetto [cioè che Dio non creò], ma attribuisce
a “barà” il significato di dividere, separare, per cui il primo versetto
va così riscritto: “In principio Elohim separò il cielo e la terra”.
Egli indica alcuni versetti biblici [soprattutto Genesi] in cui “barà” è
utilizzato con questo stesso significato:
Il Cielo e la Terra (Gen 1:1) בראשית ברא אלהים את השמים
ואת הארץ
I grandi rettili/dinosauri (Gen
1:21) ויברא
אלהים את התנינם הגדלים
L'uomo (Gen 1:27) ויברא אלהים את האדם
Il sesso (Gen 1:27) זכר ונקבה ברא אתם
I corpi celesti (Isaia
40:26) מי ברא
אלה המוציא במספר צבאם
[ S E G U E ]
sergio magaldi
Per me e per la fisica moderna non poteva esserci il nulla. Prima di tutto c'era Dio, poi c'erano le tenebre sull' orlo dell'abisso, poi c'erano le acque sulle quali aleggiava lo spirito di Dio. Io sono d'accordo con Luria che comunque nel vuoto c'è sempre il profumo di Dio, quando hai tolto tutto. E quello e sufficiente...
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